Il piano annunciato lunedì dal governo inglese per uscire dal tunnel del lockdown e allentare progressivamente le restrizioni attualmente in vigore eleva il Regno Unito al ruolo di apripista tra i Paesi occidentali lungo il percorso verso il ritorno alla normalità post covid. La strategia governativa, incentrata su 4 fasi progressive, dettaglia solo ciò che succederà nella prima: ritorno a scuola l'8 marzo e possibilità di incontrarsi all'aperto dal 29 marzo. Per le altre tre fasi Downing Street annuncia solo le date prima delle quali ulteriori, nuovi allentamenti non potranno entrare in vigore. Prima dovranno essere analizzati i dati epidemiologici per valutare se procedere lungo «il senso unico verso la libertà», come l'ha definito il primo ministro in quello che è rimasto uno dei pochi lampi di quella retorica e di quell'atteggiamento esuberanti che hanno contraddistinto il Boris Johnson prima maniera.
Uno degli effetti politici più interessanti della pandemia sulla scena politica inglese è la trasformazione che ha caratterizzato il leader conservatore negli ultimi mesi, ammantato ora di prudenza e assennatezza. È questa la cifra del nuovo corso di Johnson, plasmato non solo dalla malattia contratta ad aprile dell'anno scorso, ma anche dalla nuova stagione politica fiorita a Downing Street dopo l'addio di Cummings e l'abbandono di molti esponenti della squadra referendaria del leave sostituiti da nuovi consiglieri. Dopo innumerevoli giravolte politiche, con misure prima annunciate e poi ritirate, dopo roboanti dichiarazioni fatte nei primi mesi della pandemia (il virus sarà rispedito indietro in 12 settimane, disse di questi tempi l'anno scorso; ci sarà un ritorno alla normalità per Natale, vaticinò a luglio), dopo una gestione dell'emergenza medica disastrosa - oltre 100 mila morti e un numero di decessi per milione di abitanti tra i più alti al mondo Johnson sta dimostrando volontà e capacità di cambiare.
Finiti i tempi del promettere tanto e mantenere poco, l'annuncio governativo di ieri è stato addirittura criticato da una parte esigua dei parlamentari della maggioranza per la prudenza con cui riapre la società. Ma nel suo complesso è stato accolto favorevolmente dal Paese: secondo un sondaggio di Yougov il 46% degli inglesi appoggia l'annuncio, solo il 16% ritiene si stia procedendo troppo lentamente. E anche la comunità scientifica ha dato il suo beneplacito: un giusto compromesso, l'ha definito Neil Ferguson, professore dell'Imperial College e membro del comitato scientifico che affianca il governo.
Il nuovo Johnson prudente e assennato toglie molte frecce all'arco dell'opposizione che nel corso della pandemia ha costruito la sua narrativa sull'incompetenza e la spericolatezza del governo: ieri anche Keir Starmer, il leader del Labour, si è detto sostanzialmente d'accordo con il piano illustrato da Johnson. Che anche grazie al successo della campagna di vaccinazione in corso ha recuperato consensi e si trova avanti nelle intenzioni di voto del Paese.
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