Il premier Conte traballa, sarà cruciale il voto sul Mes

Il governo giallorosso è in bilico. Se il voto per Ursula von Der Leyen ha unito Pd e M5S nella comune visione europeista, il Mes potrebbe determinare la rottura della maggioranza

Il premier Conte traballa, sarà cruciale il voto sul Mes

Il rinvio sul Recovery fund nasconde uno spettro per il governo Conte-bis: il ricorso al Mes e il rapporto con l’Europa.

La nascita del governo giallorosso

A quasi un anno dalla sua nascita pare ormai evidente, come conferma a ilGiornale.it il deputato Pd Stefano Ceccanti, che il governo giallorosso “è l’effetto dell’elezione di Ursula von Der Leyen a presidente della Commissione Ue e della posizione anti-europea di Salvini e della Meloni”. I pentastellati, nel Parlamento europeo, si accorsero che una forza di governo non poteva avere un atteggiamento frontale nei confronti della Commissione Europee. Due forze, come M5S e Lega, con una collocazione europea così diversa non sarebbero potute durare a lungo”. Un attento osservatore come il renziano Michele Anzaldi, però, ci ricorda: “Tutto, in verità, è iniziato dalla vittoria di David Sassoli per i quali votano anche i Cinquestelle”. Secondo gli esponenti della maggioranza, però, un vero e proprio avvicinamento non nacque in quel momento, ma solo dopo la caduta del governo. “Ci voleva Salvini che invocava i pieni poteri, faceva cadere il governo e portava il Paese sull’orlo di una crisi istituzionale molto grave per farci trovare un accordo col M5S per un nuovo esecutivo”, ci dice l’orfiniana Giuditta Pini.

I nodi irrisolti del governo: immigrazione e Mes

Ora, però, il Conte-bis appare sempre più traballante, per via di tanti nodi ancora irrisolti, tra cui quello dell’immigrazione. “La nostra posizione è che i decreti sicurezza vanno abrogati. Noi abbiamo dovuto votare quella riforma oscena del taglio dei parlamentari quindi ognuno, nella propria parte, deve fare dei sacrifici”, ci dice ancora la Pini. Un autorevole esponente renziano, invece, si sofferma sul tema giustizia: “Quando fai un nuovo governo di segno opposto al precedente non lasci lo stesso premier e gli stessi ministri. Bonafede, per esempio, pretende di far passare la sua riforma partendo da una riforma su cui aveva iniziato a lavorare con la Lega. Si deve ripartire da zero”. Il nodo dirimente, però, è l’Europa: “Il governo sta in piedi se è in grado di votare il Mes che è la naturale prosecuzione del voto per la von Der Leyen. Il Mes è uno di quei temi: sì/no, su tutto il resto si può trovare un accordo”. Uno strenuo sostenitore del Mes è Piero Fassino che spiega: “È uno strumento privo di condizioni, se non quello di usarlo per finalità sanitarie. Si tratta di 37 miliardi, ossia un terzo di quello che spende ogni anno l’Italia per la sanità e, infine, è una cifra che sarebbe erogata con lo 0,1% di tassi di interesse”. Un deputato renziano che preferisce mantenere l’anonimato ci sussurra: “Il governo reggerà se riesce a contrastare la crisi altrimenti non ha speranze. Quanto al Mes non c’è un problema, i grillini lo voteranno”. Non fosse altro perché non ci sono alternative a questo governo. “Non prevedo una riedizione del governo gialloverde né lo prevedono i leader di Lega ed M5S. Tornare ad elezioni, infine, non darebbe un risultato chiaro e, dovendo evitare il rischio recessione, è bene evitare il voto e sei mesi di trattative per far nascere un nuovo governo”, profetizza Fassino.

Il futuro incerto di Giuseppe Conte

Eppure il premier Conte sembra piacere sempre meno, e non solo al presidente di Confindustria Carlo Bonomi che non gli ha mai risparmiato critiche. Il passo falso sul voto per il Dl Elezioni di giovedì, secondo alcuni, è un primo avvertimento al presidente del Consiglio che inizia a far paura proprio ai suoi stessi alleati di governo. Qualora Conte decidesse di fare un partito tutto suo, in base agli ultimi sondaggi, raccoglierebbe il 14% dei consensi e toglierebbe voti sia al Pd sia al M5s.

Per i fautori di un governo di unità nazionale i tempi stringono e si fanno ancor più stretti per coloro che puntano alle elezioni perché più il tempo scorre e più si avvicina l’inizio del ‘semestre bianco’ e le votazioni per il nuovo inquilino del Quirinale che prenderà il posto di Sergio Mattarella. Secondo alcuni osservatori, anche il premier Conte ambisce a quel ruolo e, pertanto, i suoi oppositori (che non mancano anche dentro il Movimento) premono per farlo fuori e il Mes potrebbe essere un’occasione.

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