Il premier spera in un "rimpastino". Ma già traballano cinque ministri

Nessuna sponda dal Colle: dovrà riottenere la fiducia in Aula

Il premier spera in un "rimpastino". Ma già traballano cinque ministri

Difesa e contropiede, Giuseppe Conte vuol giocare con il 2-1-0, due ministri e un sottosegretario in più e zero rischi istituzionali, nemmeno un passaggio alle Camere. Matteo Renzi però ha in testa uno schema diverso, d'attacco, che prevede molte sostituzioni all'intervallo e la panchina per il capitano, che lui vede un po' stanco. Insomma, rimpasto senza fiducia o crisi formale e nuovo governo, lo scontro è tutto qui, e anche il totoministri si adatterà alla soluzione che verrà trovata. Ma l'arbitro, cioè Sergio Mattarella, è già pronto a fischiare. Niente scorciatoie: se la compagine subirà delle modifiche sostanziali, «il premier dovrà salire al Quirinale e poi presentarsi in Parlamento».

Nessuna sponda quindi, perché il rimpasto richiede una verifica della fiducia, cioè un dibattito in aula. Se il presidente del Consiglio cambierà più di due ministri, sarà il capo dello Stato a convocarlo e a mandarlo davanti alle Camere. Se ne cambierà di meno, uguale: siccome le opposizioni depositeranno una mozione di sfiducia, prima o poi Conte dovrà comunque presentarsi in Parlamento. Quello che è certo è che Mattarella non consentirà un'operazione Responsabili, che prevede una trasformazione politica della maggioranza, senza una nuova legittimazione in aula. E poi, quanto durerebbe una coalizione così raccogliticcia? Come potrebbe fronteggiare la pandemia? Anche i senatori del Pd sono ufficialmente contrari a «maggioranze di ventura».

Stretto da questi paletti del Colle, il premier prova a sbloccare la trattativa imponendo una precisa tabella di marcia. Prima il confronto nella riunione dei capi delegazione sul nuovo Recovery e gli altri punti aperti, poi la garanzia che le due ministre renziane, Teresa Bellanova e Elema Bonetti, non si dimetteranno a metà del percorso, infine l'agognato rimpasto. Ma l'accordo è ancora lontano, Italia Viva ha chiesto tre giorni di tempo: prima di sabato sarà difficile organizzare un Consiglio dei ministri. I renziani sono furiosi perché Roberto Gualtieri li ha lasciati fuori da un incontro sul piano di sviluppo, al quale invece è stato invitato il pd Andrea Orlando. «La bozza è stata spedita a tutti i partiti della maggioranza», replica il ministro dell'Economia. E allora Iv rilancia sui servizi segreti. «Dopo quanto è accaduto a Capitol Hill, è ancora più urgente che Conte lasci la delega e faccia chiarezza alla visita di Burr in Italia nel 2019 e sui rapporti con Trump».

Ma nonostante tutto, il negoziato sui nomi sta facendo progressi. Per superare i vincoli della legge Bassanini, si sta pensando a un decreto legge per spacchettare alcuni discasteri. Spicca in queste ore l'attivismo di Goffredo Bettini, che rilascia molte dichiarazioni, tiene i contatti tra le parti e punta al posto di sottosegretario alla presidenza, dove potrebbe raggiungerlo Andrea Orlando con una delega al Recovery. Per Graziano Delrio invece c'è il Lavoro. Se la squadra si allargherà abbastanza, Italia Viva vorrebbe piazzare Ettore Rosato al Viminale e Maria Elena Boschi alle Infrastrutture. E rimane sempre l'ipotesi di spostare Lorenzo Guerini dalla Difesa agli Interni.

Tanti i pericolanti, su tutti traballano Luciana Lamorgese, Nunzia Catalfo, Lucia Azzolina, Paola Pisano. In uscita forse pure Paola De Micheli, mentre due big dei Cinque stelle come Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede stanno perdendo punti.

Tra i grilllini aspiranti, ecco Stefano Buffagni, Francesco D'Uva, Carla Ruocco e Giancarlo Cancellieri. Il problema è che nessuno degli uscenti sembra disposto ad andarsene spontaneamente: e senza dimissioni, come farà Conte ad evitare l'apertura di una crisi?

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