Premierato, il Quirinale firma in 24 ore. E da lunedì parte la corsa in Senato

Balboni (Fdi): fra due mesi il testo sarà pronto per l'Aula, poi la Camera

Premierato, il Quirinale firma in 24 ore. E da lunedì parte la corsa in Senato
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Sono giorni che dal Quirinale fanno sapere che Sergio Mattarella avrebbe firmato l'autorizzazione di trasmissione alle Camere del ddl sul premierato in tempi brevissimi. Per dare un segnale chiaro sul fatto che il capo dello Stato non ha alcuna intenzione di diventare un interlocutore di un confronto che, nei fatti, riguarda anche e soprattutto i poteri del presidente della Repubblica. Una scelta di terzietà che gli impone il suo ruolo super partes, che Mattarella ha sempre considerato l'unico «metodo» da seguire. Così è stato. Al netto dei dubbi - di merito e opportunità - che circolano sul Colle, a partire da quelli dell'ufficio per gli affari giuridici.

La tempistica è stata quindi strettissima, nonostante fino a martedì mattina fossero arrivati al Quirinale solo «pezzi» del ddl e, ovviamente, in via informale. Mattarella è rientrato dal suo viaggio istituzionale tra Corea del Sud e Uzbekistan sabato alle 18, mentre il testo ufficiale del ddl sul premierato è stato consegnato al Colle 48 ore fa, via motociclista. Quindi, martedì in giornata. Ma già ieri pomeriggio è arrivato il via libera, inizialmente immaginato per la giornata di oggi. Accelerazione che ovviamente non coincide con condivisione, ma che è il segnale di un Quirinale che non vuole entrare nell'ormai imminente scontro sulle riforme istituzionali. Una disfida destinata a durare non mesi, ma anni. Almeno fino al 2025.

Volendo giocare su abitudini ormai desuete (che tutti supponevamo superate da anni) e facendo le debite proporzioni, è stato più veloce Mattarella dei vertici di una pubblica amministrazione che - per inspiegabili ragioni burocratiche - si affida ancora al servizio motociclisti. Quelli veri, su due ruote. Che prendono fisicamente il testo bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato al Mef, sfrecciano tra via XX Settembre e piazza Colonna e lo portano a Palazzo Chigi affinché sia protocollato. Un viaggio epico, poco più di un chilometro e mezzo on the road dribblando le mitologiche buche di Roma. Altro che una banale Pec. Poi un'altra sgasata e via verso il Colle, per recapitare - 700 metri dopo - il prezioso plico agli uffici del Quirinale. Nell'epoca dei social e di un mondo che in cui l'Italia parla in tempo reale con la Nuova Zelanda che è a oltre 18mila chilometri di distanza, mica un dettaglio. «Il Glovo dei ddl», lo chiamano a Palazzo Chigi.

Colore a parte e tornando alla cronaca, il dato politico è che Mattarella non tergiversa un attimo. E si libera del «fardello» in attesa delle valutazioni del Parlamento. La maggioranza è pronta a ricevere il ddl e a incardinarlo nella commissione Affari costituzionali del Senato già la prossima settimana. Si inizierà con le audizioni, a partire dal giurista Sabino Cassese. Poi, l'accelerazione sul rush finale al Senato, con il presidente degli Affari costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni (Fdi), che auspica di «licenziare il provvedimento per l'Aula entro due mesi».

Il che - con il via libera del Senato che a quel punto arriverebbe in uno-due giorni - significherebbe che la maggioranza sarebbe pronta ad approvare il premierato in prima lettura anche alla Camera prima delle Europee del 9 giugno.

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