La bozza del disegno di legge sulla riforma del processo penale è da poche ore in mano ai responsabili Giustizia dei partiti della maggioranza. L'intesa tra Pd, M5S e Leu non sembra però scontata. Uno di nodi principali riguarda l'abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado.
Il vertice di maggioranza in corso a palazzo Chigi per dare il via libera al testo da portare in Consiglio dei ministri potrebbe non filare proprio liscio. La soluzione trovata dai tecnici del ministero della Giustizia per attuare il cosiddetto "lodo Conte" suscita grandi perplessità nelle forze che sostengono il governo. Nel testo c'è scritto chiaramente che il blocco della prescrizione dopo il primo grado si attuerà solo in caso di condanna. Per le assoluzioni, invece, ci sarà una sospensione non superiore a due anni, dopo i quali ricomincerà a decorrere. E questa distinzione tra assolti e condannati sta creando non pochi malumori. I renziani di Italia Viva, in particolare, parlano di "incostituzionalità. Il nostro ordinamento prevede che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio". Pd e Leu hanno invece alcune riserve sui tempi dei processi.
"Ho riletto il progetto che metterà sul tavolo il ministro Bonafede: mi sembra molto persuasivo e che tutte le misure proposte per accelerare i tempi della giustizia possano, nel complesso, garantire tempi più ridotti e quindi un servizio più efficiente a favore dei cittadini. Confido che si possa trovare finalmente la piena condivisione", aveva dichiarato il premier Giuseppe Conte prima del vertice. Ma nella maggioranza sembra esserci ancora molte tensioni e potrebbero crearsi nuove spaccature.
A palazzo Chigi però i partiti di maggioranza sono arrivati con posizioni diffrenti tra loro e con molte riserve su alcuni aspetti cardine della bozza. Non solo prescrizione quindi, Come riporta il Corriere, il progetto governativo prevede che durante l’appello, trascorsi due anni senza che sia arrivata la sentenza, "le parti o i loro difensori possano presentare istanza di immediata definizione del processo". Entro sei mesi si dovrà raggiungere un verdetto, e se il termine non viene rispettato il magistrato potrà essere sottoposto a procedimento disciplinare. Anche il limite di sei mesi per definire il processo d’appello potrà essere modificato: un processo potrà durare più o meno tempo a seconda del luogo in cui viene celebrato.
E su questo punto il Pd ha già sollevato diverse critiche perché verrebbe sancita una disparità di trattamento.Durante il vertice quindi si scontreranno posizioni molto distanti tra loro. Un eventuale accordo potrebbe portare il testo al Cdm in programma giovedì sera. Sempre che la maggioranza non si spacchi ancora.
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