«Renzi mi accusa che, essendo stato nominato da un governo populista, faccio delle preferenze tra imprenditori. Ministro, se solo hai il dubbio che possa fare questo, ti prego, invitami a fare fagotto e andarmene». Così si è rivolto ieri il presidente della Consob, Paolo Savona, rivolgendosi al ministro dell'Economia, Daniele Franco, entrambi a un convegno. «Mi sono svegliato male quando ho letto la rassegna stampa, se non ho dimostrato indipendenza, vuol dire che non sono più utile per il Paese», ha aggiunto Savona accennando a quanto scritto ieri da il Giornale.
In particolare, il presidente della Consob ha replicato a Controcorrente, ultimo libro dell'ex premier fiorentino. Renzi ha stigmatizzato il mancato intervento della Consob sui bilanci di Rcs che non hanno disposto finora (e molto probabilmente non lo disporranno nemmeno nella semestrale del 30 luglio) accantonamenti per la soccombenza nell'arbitrato con Blackstone che richiede 600 milioni di dollari per la mancata vendita dell'immobile di via Solferino ad Allianz, bloccata dal presidente, ad e maggiore azionista (63%) del Corriere, Urbano Cairo. Secondo il leader di Iv, Savona, nominato dal governo giallo-verde, avrebbe dato una mano a Cairo la cui linea filo-grillina, soprattutto a La 7, non garba al moderato Renzi che definisce il mancato stanziamento «uno degli scandali più incredibili del mondo finanziario degli ultimi anni». Senza, però, tener conto di come il Corriere, nello scorso marzo, abbia «puntato» Savona per l'adeguamento delle indennità dei commissari a quelle di Bankitalia, vagheggiandone le dimissioni.
Occorre, però, sottolineare alcune questioni. In primo luogo, il ministro Franco non può invitare Savona «a fare fagotto». La nomina del presidente Consob è prerogativa del presidente della Repubblica che, acquisita la designazione del presidente del Consiglio, firma il decreto ad hoc. La commissione sulla Borsa è un'Authority indipendente e nessun componente del governo può rimuoverne i componenti che durano in carica 7 anni, salvo casi gravi. Tant'è vero che Silvio Berlusconi ha dovuto convivere con l'ex avversario di collegio Spaventa e Matteo Renzi tollerare il «berlusconiano» Vegas. Ergo, anche Draghi, che filosoficamente non è in sintonia con Savona (e la scelta di Francesco Giavazzi come consulente di Palazzo Chigi lo conferma), può poco o nulla. Anche se la tempestiva nomina della bocconiana Chiara Mosca in luogo di Anna Genovese, scaduta il 15 luglio, è indicativa.
Ultimo ma non meno importante: la Consob non è un'autorità di vigilanza prudenziale come Bankitalia o Ivass, cioè non può imporre misure di tutela della patrimonializzazione.
Consob vigila sull'informativa finanziaria e per Rcs è sufficiente l'aver denunciato il rischio al mercato. Un rispetto delle regole che, però, non basta a quel milieu finanziario milanese (da Mediobanca, Pirelli e Unipol fino a Intesa e Della Valle) che già si interroga su un eventuale dopo-Cairo.
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