La stella polare è quella della responsabilità. Il governo dopo aver incassato per la manovra una buona accoglienza dai mercati non vuole far saltare il banco e aprire i cordoni di una borsa dove di risorse nascoste nelle pieghe del bilancio ce ne sono poche.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è ormai scaduto e, come di consueto, la carica delle proposte di modifica è arrivata all'interno di faldoni imponenti. In totale sono 3.104 gli emendamenti alla Legge di Bilancio presentati alla Camera, di cui 617 della maggioranza. In realtà però questa è una sorta di fase preliminare in cui si fa pretattica e si depositano richieste che dal sapore «identitario», qualcosa che rimarrà agli atti a testimoniare l'impegno dei vari partiti per questa o quella battaglia. Il prossimo step è quello importante. I gruppi indicheranno entro domenica un numero contingentato di proposte «segnalate» con priorità. Il tetto, in questo caso, è fissato a 450 emendamenti, 250 dell'opposizione e 200 della maggioranza (nella scorsa manovra furono 700). I gruppi di FdI, Lega, Fi e Noi Moderati hanno presentato oltre 600 proposte (285 Fratelli d'Italia, 151 della Lega, 136 da Forza Italia, 45 i Centristi). La «dote» per dare spazio alle richieste del Parlamento è di 400 milioni, ai quali se ne dovrebbero aggiungere altri 300 da utilizzare per le correzione dei singoli ministeri. Da giovedì 15 dicembre dovrebbero scattare le votazioni in Commissione con l'obiettivo di concludere l'esame, in sede referente, tra il 18 e la mattina del 19, per farlo approdare in Aula il 20. Se la tabella di marcia sarà rispettata, l'ok della Camera dovrebbe arrivare tra il 22 e il 23 dicembre.
In questa fase la discussione nella maggioranza è sulla scelta degli emendamenti «segnalati» su cui investire. Forza Italia continua a spingere sull'aumento delle pensioni minime a 600 euro. «Con questa legge di bilancio si aumentano le pensioni minime a 574 euro e possibilmente arriveremo a 600 euro come chiede Silvio Berlusconi» dice Giorgio Mulè. Da Claudio Durigon arriva, però, un parziale stop. «Aumentare quelle minime a 600 euro al mese - come chiede Forza Italia - si può ma non subito, se non ci saranno le risorse in questa finanziaria lo faremo durante la legislatura» dice il sottosegretario al Lavoro leghista ad Affaritaliani.it. Da Forza Italia però si spiega che non esiste un caso, ma la ricerca condivisa di una soluzione. La mediazione potrebbe essere trovata in un aumento fino a 600 euro a partire dalla fascia di età tra i 75 e gli 80 anni in su.
E un emendamento depositato da FdI prevede un congelamento della denuncia penale - sino a quando non saranno versati tutti gli importi dovuti - per le imprese che aderiscono al piano di rateizzazione dei debiti dovuti a mancati versamenti fiscali. La proposta, che circoscrive il periodo di inadempienza tra gennaio e ottobre 2022, stabilisce che il procedimento riparta per chi non paga due rate consecutive.
In queste ore si ragiona anche su come ampliare le misure fiscali a vantaggio delle regioni del Mezzogiorno e su come rivedere «Opzione donna» sul pensionamento anticipato per aumentarne il bacino e accrescere la decontribuzione per l'assunzione dei giovani fino a 8mila euro. Si sta anche discutendo sull'estensione del mese aggiuntivo del congedo di maternità retribuito all'80% ampliandolo anche alla paternità.
La manovra prorogherà inoltre fino a giugno 2023 l'agevolazione che permette di limitare al 14% (anziché al 26% previsto per i redditi da capitali) la tassazione sulle plusvalenze sui terreni, estendendola anche ad azioni e titoli sui mercati finanziari, nonché a risparmi e patrimoni in fondi e polizze assicurative sulla vita. Una misura che secondo il Corriere della Sera potrebbe portare nelle casse del Tesoro circa 1,5 miliardi.
«Solidarietà e sussidiarietà sono i principi che muovono l'azione del governo e la manovra. Tra i segnali più significativi c'è sicuramente quello che riguarda il luogo nel quale si incrociano: la famiglia» spiega il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano, intervenendo al 50esimo anniversario del Movimento Cristiano Lavoratori. «Nel suo rapporto 2022 il Censis ha descritto l'Italia evocando la categoria della malinconia.
Non abbiamo ragione di farci prendere dal virus della malinconia perché la storia del nostro popolo è una storia di speranza, non di arrendevolezza. Da qui, come popolo e Istituzioni, bisogna partire per invertire la rotta».
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