Su la mascherina. E giù l'Iva. Ma non per tutti. E in grave ritardo sull'emergenza Coronavirus. Dopo la denuncia del Giornale, è l'Agenzia delle entrate e dei monopoli a fare chiarezza sul calendario: l'azzeramento dell'imposta è arrivato dunque il 17 marzo. Tardi, ma ben prima dell'Europa che, sembra impossibile, ha disposto l'esenzione solo il 3 aprile. Venerdì scorso. Con il continente in panne, migliaia di morti, le economie bloccate. Pare di sognare, è la realtà.
«L'Agenzia - spiega una nota ufficiale - si è mossa in anticipo anche rispetto alla Commissione europea» che si è attivata solo il 3 aprile, «proprio dopo numerose sollecitazioni da parte delle Dogane», guidate da Marcello Minenna.
Insomma, le mascherine erano e in parte sono ancora introvabili, ma fino a qualche giorno fa avevano appiccicata addosso l'Iva al 22 per cento. Attenzione: la zavorra è stata eliminata, ma solo per le Regioni, gli enti pubblici, gli ospedali, gli operatori sulla prima linea dei servizi pubblici essenziali.
Per gli altri, tutti gli altri, non cambia nulla: se si va in farmacia si paga la protezione con annessa tassazione al 22 per cento. Obiettivamente, una penalizzazione inaccettabile per un prodotto fondamentale nella guerra al virus, uno scudo che ha salvato molte vite, diventato in queste settimane sempre più caro, fino a raggiungere prezzi vertiginosi. Una protezione che, fra l'altro, dovrebbe essere cambiata molto spesso.
Non importa. Le autorità hanno deciso in questo senso, optando per un doppio binario che certo non semplifica le procedure e non favorisce una distribuzione capillare. Per fortuna, par di capire, le Dogane hanno fatto pressing sull'Europa, altrimenti Bruxelles viaggerebbe ancora con i ritmi precedenti. Contemporaneamente Minenna e i suoi collaboratori hanno accelerato le procedure di sdoganamento delle merci per venire incontro alle esigenze della collettività. Ma non è facile semplificare in corsa: oggi le Dogane svolgono un lavoro delicato, cercando di bloccare truffe e speculazioni.
L'Agenzia, spiegano a Roma, «sta attuando ogni misura finalizzata ad agevolare l'importazione di beni necessari a fronteggiare l'emergenza sanitaria». Qualcosa però non quadra ancora. Il governatore della Calabria Jole Santelli apre il fronte dei tamponi: «Abbiamo fatto degli acquisti, sono stati bloccati dalle Dogane». Esattamente come è successo più di una volta per le mascherine. Introvabili, ma magari ferme a Fiumicino per i controlli. «È difficile comperare i tamponi - prosegue Santelli - quando riusciamo ad acquistare qualcosa viene bloccato dalle Dogane». Da Roma ribattono: «Nessun arbitrio».
E però i tempi di attesa rimangono troppo lunghi rispetto alla battaglia in corso. E le difficoltà nella gestione del sistema da parte delle Dogane si sommano alle incertezze burocratiche della Protezione civile. Risultato: troppi stop nel percorso. E molte regioni, fin dove possono, fanno da sole.
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