Prestazioni sessuali in cambio di fondi: indagato il sindaco Pd

Mattia Palazzi accusato di concussione Ma la vittima delle «attenzioni» smentisce

Prestazioni sessuali in cambio di fondi: indagato il sindaco Pd

Anche la politica italiana potrebbe avere il suo Weinstein. Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, del Pd, è stato indagato per concussione, con l'accusa di aver chiesto favori sessuali alla vicepresidente di un'associazione culturale cittadina, in cambio di contributi comunali da erogare allo stesso ente. Un ricatto ancora tutto da dimostrare, soprattutto perché l'interessata nega di aver sporto denuncia contro il primo cittadino, al quale anzi promette il suo appoggio.

L'inchiesta però è quantomai concreta e mercoledì mattina i carabinieri del nucleo investigativo di Mantova si sono presentati a casa di Palazzi con un mandato di perquisizione, sequestrando il suo telefonino, il tablet e un vecchio computer. Blitz anche nell'abitazione della presidente e della vicepresidente dell'associazione al centro dell'esposto. Alle due donne sono stati portati via i cellulari, mentre dal Comune i militari hanno requisito atti amministrativi riguardanti la pratica in questione. Ma l'associazione, secondo quanto riferito da Paolo Gianolio, legale del sindaco, avrebbe ottenuto solo il patrocinio e nessuno stanziamento di denaro. Tra l'altro la pratica non sarebbe stata visionata da Palazzi, ma da un dirigente del settore istruzione della sua amministrazione.

È giallo, quindi, e ci si chiede dove sia la verità e chi possa aver interesse a gettare fango sul primo cittadino. La vicepresidente, al pari della presidente, ieri è stata ascoltata dal sostituto procuratore Donatella Pianezzi, titolare del fascicolo, ma solo come persona informata sui fatti, proprio perché non è stata lei a presentare denuncia e nega la concussione.

La difesa chiederà a questo punto alla Procura di sentire al più presto anche il sindaco, che respinge le accuse e si dice estraneo ai fatti contestati, spiegando che i rapporti personali con la donna risalgono al 2016. «In quel periodo entrammo in contatto per ragioni politiche, dopodiché - riferisce Palazzi in lacrime - ci furono poi altri incontri in via Roma, ma erano legati alle attività dell'associazione. E nulla più di questo e di qualche messaggio via telefonino».

Versione confermata dalla vicepresidente, che si dice pronta a difenderlo, spiegando di averlo incontrato in occasioni pubbliche, ma di non aver ricevuto «neanche un euro» per la sua associazione, solamente il patrocinio tra l'altro «mai usato».

Ieri in molti sono scesi in campo a favore di Palazzi. «Lo conosco molto bene - spiega Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato Pd alle prossime elezioni regionali -. È proprio mio amico, non ci credo nemmeno se lo vedessi». «È una vicenda che va chiarita al più presto - fa eco Alessandro Alfieri, segretario regionale Pd -. Posso dire che conosco da tanti anni Mattia e so che è un amministratore capace. Sono certo che dimostrerà l'estraneità ai fatti contestati».

Di persona impegnata e corretta parla infine Virginio Brivio, presidente

di Anci Lombardia. «Chiediamo alla magistratura - dice - di operare con la massima sollecitudine per il bene delle persone coinvolte, di Mantova e dei suoi cittadini, che seguono con attenzione lo sviluppo degli eventi».

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