Roma Il primo giorno dello storico summit sugli abusi in Vaticano si è aperto con l'invocazione di Papa Francesco, che ha chiesto «responsabilità» agli oltre 190 partecipanti al vertice che fino al 24 febbraio terrà impegnati alti prelati provenienti da tutto il mondo. «Ci siano misure concrete, non solo scontate condanne», ha detto il Pontefice che ha sollecitato i presenti all'ascolto del «grido dei piccoli che chiedono giustizia». Le vittime, infatti, sono state le protagoniste assolute dell'incontro: cinque video testimonianze sono state trasmesse in aula prima della lettura degli interventi dei relatori. I partecipanti hanno ascoltato la storia di una donna africana stuprata da un sacerdote per tredici anni e costretta tre volte ad abortire (il prete le proibiva l'uso di preservativi e contraccettivi), quella di un uomo molestato oltre cento volte, quella di un religioso abusato da adolescente e snobbato dal vescovo e quella di un uomo cileno molestato da ragazzino: «Bisogna far guarire le vittime», ha detto, «voi siete i medici dell'anima e tuttavia, salvo rare eccezioni, vi siete trasformati in alcuni casi in assassini dell'anima, in assassini della fede».
A far sentire la sua voce ci ha pensato anche padre Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco che in un'intervista ha denunciato pubblicamente di aver subito abusi da ragazzo, cinquant'anni fa, in seminario. «Erano da mandare al diavolo», ha rivelato, «perché non erano degni. Mi son salvato con questo pensiero, che i vigliacchi erano loro, non io». Durante il summit sono state poi distribuite a tutti i presenti delle linee guida formulate dalle conferenze episcopali come aiuto alla riflessione nel corso dei lavori. Tra queste quella di «elaborare un vademecum pratico nel quale siano specificati i passi da compiere a cura dell'autorità in tutti i momenti chiave dell'emergenza di un caso» e di «deliberare che i sacerdoti e i vescovi colpevoli di abuso sessuale su minori abbandonino il ministero pubblico». Tra gli interventi dei porporati quello del cardinale filippino Luis Antonio Tagle che non ha nascosto la propria preoccupazione per la fase delicata che sta vivendo la Chiesa: «Siamo preoccupati», ha spiegato, «per il fatto che in alcuni casi vescovi e superiori religiosi siano tentati a volte forse addirittura sotto pressione di scegliere tra la vittima e l'abusatore. La mancanza di risposte da parte nostra alla sofferenza delle vittime fino al punto di respingerle, ha lacerato la nostra gente». A fargli eco il colombiano Salazar Gomez che ha tuonato: «Non vi è alcuna giustificazione possibile per non denunciare, per non smascherare, per non affrontare con coraggio qualsiasi abuso si presenti all'interno della nostra Chiesa».
Nessun intervento invece sul tema dell'omosessualità nel clero, argomento al centro delle pressioni da parte di gruppi statunitensi che speravano venisse inserito nell'agenda del summit. A rispondere a chi chiedeva spiegazioni è stato l'arcivescovo maltese Scicluna: «Bisogna guardare il caso in sé e secondo me generalizzare su una categoria di persone non è mai legittimo».
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