"Le primarie il 12 marzo". Ma nel Pd insorge la fronda dei ribelli

Il segretario dem pensa al 12 marzo come giorno per le primarie. Ma c'è chi storce il naso: "È una enormità. E usciamo dalla relazione tossica col M5S"

"Le primarie il 12 marzo". Ma nel Pd insorge la fronda dei ribelli

Il caos all'interno del Partito democratico è destinato a prendersi la scena ancora a lungo. La fase di travaglio dopo le elezioni politiche non sembra essere arrivata al capolinea. A determinare ulteriori mugugni interni è l'annunciata tappa delle primarie: il Pd entrerà nel vivo del Congresso che alla fine porterà all'elezione del nuovo segretario, ma l'appuntamento è assai distante e non mancano malumori nella galassia dem. Un arco temporale giudicato troppo lungo da chi invece vorrebbe accelerare il processo.

Letta annuncia le primarie

La tabella di marcia è stata tracciata da Enrico Letta, che ha pensato al 12 marzo come giorno per tenere le primarie. Nel corso della Direzione nazionale del Partito democratico è stata espressa una sorta di cronopogramma che individua le fasi della strada congressuale (dalla chiamata al voto finale, passando per il manifesto dei valori). Le intenzioni sono le seguenti: il 7 novembre iniziare con l'appello; a metà novembre fissare l'assemblea per "gli aggiustamenti allo Statuto"; a gennaio elaborare un manifesto di valori e principi; poi il confronto per votare i candidati; il 12 marzo tenere le primarie tra due di loro.

I mugugni interni

Una buona parte del Pd è consapevole che un percorso così lungo renderà ancora più difficoltosa la vita del partito e di conseguenza non consentirà di concentrarsi del tutto sul ruolo dell'opposizione. Ecco perché continua a infittirsi quella che può essere definita la fronda dei ribelli, ovvero di coloro che bocciano la data del 12 marzo e chiedono con insistenza di accorciare le tempistiche e procedere il prima possibile all'elezione del nuovo segretario.

A sollecitare per un cambio di passo immediato è Matteo Orfini. "Penso che sei mesi dal giorno delle elezioni per fare un congresso siano una enormità. La costituente e la rifondazione saranno gli anni di opposizione. Facciamo un congresso che il prima possibile ci metta nelle condizioni di farla", è la dichiarazione che l'Ansa attribuisce al deputato del Partito democratico.

Tra l'altro Orfini avrebbe chiesto di uscire "da questa relazione tossica" con il Movimento 5 Stelle. E, secondo l'Adnkronos, avrebbe anche proposto un cambio di atteggiamento tra i partiti di opposizione: "Va bene attaccare il Terzo Polo e la sua ambiguità, ma assurdo non rispondere ai 5 Stelle. Assurdo non aver replicato all'intervento intriso di ipocrisia e trasformismo di Conte".

Chiara anche la posizione di Andrea Orlando, secondo cui sarebbe preferibile agire prima del mese di marzo 2023: "Mi

auguro che l'evocata costituente sia un cosa seria, insomma che sia davvero un'occasione per ridiscuterci e chiamare altre persone a discutere. Siamo in una fase di straordinaria amministrazione, di emergenza direi".

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