Primo sì al decreto migranti "Accoglienza ok se regolare"

Il Senato approva la legge dopo la tragedia di Cutro. Fi: "Mano ferma". Lega: "Tornano le norme di Salvini"

Primo sì al decreto migranti "Accoglienza ok se regolare"

«Di più non posso». Lo esclama con decisione l'azzurro Maurizio Gasparri, attimi dopo l'approvazione del dl Cutro, citando papa Francesco. «Quanti ne posso accogliere?», si era chiesto Bergoglio di ritorno da una visita apostolica. Medesima domanda posta dal centrodestra a se stesso, in primis, e al Paese tutto poi, con una risposta chiara, che è quella contenuta nel decreto che stringe le maglie dell'accoglienza e rimodula la «protezione speciale». E che per Gasparri è insita nella visione del pontefice argentino. Primo risultato raggiunto, dunque. Proprio come voleva il premier Giorgia Meloni. Il decreto è stato avallato in Senato, con novantadue favorevoli, sessantaquattro contrari e nessun astenuto. Ora il testo è atteso alla Camera nella prima settimana di maggio. Dopo un po' di bagarre d'Aulah, ieri la giornata è andata avanti in maniera spedita, votazione per votazione.

C'è orgoglio tra i banchi delle forze politiche che sostengono l'esecutivo. Esulta la Lega. Per il capogruppo Massimiliano Romeo «tornano» in auge i «decreti Salvini». Soddisfazione anche per la presidente dei senatori di Fi Licia Ronzulli: «Mano ferma, invece, nei confronti di chi usa scorciatoie per restare nel nostro Paese pur non avendone i requisiti». La Ronzulli insiste: «Accoglienza sì ma con flussi regolari». Gasparri spiega anche perché l'opposizione sbaglia a parlare di «marcia indietro»: «Il richiamo in una legge al rispetto dei Trattati e della Costituzione lo si può scrivere o meno ma di fatto è una cosa scontata, perché se una legge non rispetta la Costituzione viene cassata e i trattati internazionali vincolano i governi». Lucio Malan, presidente dei senatori di Fdi, incalza la controparte politica: «Superiamo quelle norme che abbiamo ereditato dal centrosinistra che hanno consentito a chiunque che arrivasse in qualsiasi modo in Italia di potersi fermare, attraendo nuove persone su quei barconi protagonisti di viaggi che spesso si trasformano in tragedie», fa presente, poco dopo l'approvazione. Per Ernesto Rapani, senatore meloniano, le novità «stroncano» le organizzazioni criminali che operano nel mare. Pd e compagni hanno provato a tallonare la maggioranza per la semplice modifica di un passaggio di un subemendamento, una modifica che è servita a evitare contenzioni infiniti. Un plauso arriva pure dal senatore Roberto Menia che rimarca come il tema «emergenza» esista eccome, al netto delle narrative di quello che le cronache appellano come «fronte migrazionista». Dagli scranni della minoranza continuano col disco rotto delle «divisioni» in seno al centrodestra nonostante i fatti. La Schlein va sostenendo che anche le amministrazioni locali e le Regioni siano contro le disposizioni.

Ma se è vero, vale semmai per le realtà governate dal centrosinistra, che attacca da settimane con tutte le truppe a disposizione per tutelare una visione aperturista della gestione dei flussi migratori. E poi, come ribadisce pure Francesco Boccia, per i dem questo è un decreto che «evoca» la «paura». Musolino, di Sud chiama Nord, ritiene addirittura che il dl sia «pericoloso». Per Armando Spataro, ex magistrato del Csm e oggi esponente del «Comitato per il diritto al soccorso in mare» i porti chiusi sono una vergogna. Il clima è questo e resterà così anche durante l'iter a Montecitorio.

Del resto, le visioni ideologiche sul punto sono distinte e distanti. Ma è il centrodestra ad aver vinto le elezioni politiche e ad avere la facoltà di decidere sulle modalità utili ad accogliere e su quelle valide per combattere gli scafisti.

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