Primo sì della Ue sull'immigrazione: maggior impegno su rimpatri e confini

L'Italia al summit ottiene il riconoscimento delle "specificità delle frontiere marittime"

Primo sì della Ue sull'immigrazione: maggior impegno su rimpatri e confini

Il Consiglio Europeo «riconosce le specificità delle frontiere marittime, anche per quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane, e sottolinea la necessità di una cooperazione rafforzata per quanto riguarda le attività di ricerca e salvataggio». La frase inserita nel comunicato finale del vertice straordinario sull'immigrazione - chiusosi giovedì notte a margine del Consiglio Europeo - è la sintesi del non scontato successo strappato da Giorgia Meloni. Un successo conseguito assecondando, ma anche affrontando, chi puntava tutto e solo sul finanziamento di barriere e tecnologie di controllo al confine bulgaro turco. Per non parlare di chi, come il premier olandese Mark Rutte, brigava per inasprire le sanzioni ai danni dell'Italia sospettata di non bloccare i «movimenti secondari» ovvero la fuga dei migranti irregolari sbarcati nei nostri porti e transitati in altri paesi europei. Ma alla fine l'oltranzismo degli avversari ha giovato al nostro paese. Perché nel momento in cui Germania, Austria e Olanda - d'intesa con Paesi dell'Est e nazioni del Nord - rompono i tabù sui fondi europei destinatati alla costruzione di muri e barriere al confine turco bulgaro anche l' ipocrisia di chi vorrebbe d'ignorare le richieste dell'Italia diventa insostenibile. Non foss'altro perché nel 2022 l'Italia si è sobbarcata 105mila sbarchi a fronte di 330mila entrate illegali in Europa. E allo stesso modo diventa insostenibile la posizione di un Rutte deciso a sanzionare i movimenti secondari ignorando quelli primari, ovvero gli sbarchi sulle nostre coste. Una pretesa subito affossata dalla Meloni pronta a ricordargli che «l'unico modo di fermare i movimenti secondari... è passare dai primari». Ma quello con Rutte è stato solo uno dei match ingaggiati da una Presidente del Consiglio che molte fonti a Bruxelles descrivevano ieri come «vigorosa, molto efficace, rispettata e costruttiva», riconoscendole la capacità di difendere posizioni non sempre condivise «ma presentate con una modalità rispettabile». Ora però inizia la parte più difficile perché bisogna spingere l'Europa a trasformare le parole in fatti. Una volta acclarata e confermata l'inviolabilità dei confini marittimi europei bisogna che tutti i 27 concorrano a limitare l'attività di quelle Ong sempre pronte a garantire ai trafficanti di uomini il fatidico ultimo miglio. Ma non basta. Per affermare l'inviolabilità delle frontiere marittime dell'Unione bisognerà andare più in là e convincere l'Europa a collaborare con le autorità di Tripoli per sconfiggere i trafficanti di uomini sulle stesse coste della Libia. E se la collaborazione con i libici non basterà bisognerà premere sull'Unione per ottenere, come già proposto da Giorgia Meloni, una Sophia 2, ovvero una missione navale con capacità militari in grado di operare fin sulle coste della nostra ex- colonia. Ma se le barriere al confine turco - bulgaro diventeranno legali e finanziabili allora dovrebbe esser lecito anche garantire alla Libia i fondi per chiudere finalmente quelle frontiere meridionali con il Niger e il Ciad diventate, dopo la caduta di Gheddafi, rotta abituale non solo per le carovane dei migranti, ma anche per quelle cariche di armi e militanti jihadisti. Il percorso, già delineato in un documento elaborato dal Consiglio Europeo l'11 gennaio nell'ambito del Mocadem (Meccanismo di coordinamento delle operazioni per la Dimensione esterna dei migranti) resta comunque in salita. Perché se la Meloni è stata brava a battersi altrettanto dovranno fare diplomatici e funzionari dell'Italia a Bruxelles. E questo non è proprio garantito.

Anche perché molto del nostro personale risponde più alle istanze dei passati governi che a quelle dell'attuale esecutivo. Senza contare l'ostruzionismo dei presunti partner europei e le lentezze di un'euroburocrazia che dal 2015 ad oggi hanno contribuito a vanificare tutte le promesse ricevute dall'Italia sul fronte dei migranti.

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