Lunghe file davanti agli ingressi, ma per chiedere informazioni. Gli amanti del nuoto ieri hanno mancato l'appuntamento che ha visto la riapertura delle piscine in tutta Italia tranne in Lombardia, dove per il via libera bisognerà attendere almeno fino al 31 maggio, Basilicata dove il rinvio balla tra il 26 maggio e 3 giugno, mentre per quelle comunali a Bologna se ne riparla a fine mese.
Il coronavirus fa paura anche in acqua, nonostante il cloro sia un viricida. In le città l'attività è ripresa, ma lenta e non senza complicazioni, perché in vasca ci devono essere almeno 7 metri quadrati di superficie di acqua a persona. Gel disinfettanti e termoscanner sono spuntati ovunque e molte strutture hanno messo a disposizione degli utenti sacchetti dove riporre gli effetti personali. L'Aquaniene, uno dei centri sportivi più gettonati della capitale, quattro palestre e quattro piscine di cui una olimpionica, invita gli iscritti a rispettare il protocollo, pena la sospensione temporanea della frequentazione e fa compilare l'autodichiarazione attestante lo stato di salute rispetto al Covid-19.
«In acqua e nelle zone fitness oggi (ieri per chi legge, ndr.) non si arrivava neanche al dieci per cento - ha commentato il direttore generale Gianni Nagni - anche se oltre 400 persone sono venute ad informarsi, a prendere confidenza sulle procedure e sull'autocertificazione.
Tra i pochi presenti erano più quelli in piscina, tra corsi di acquagym (sette persone ammesse in ogni corsia con le nuove regole) e di nuoto, dove il numero degli accessi contemporanei consentiti scende invece a cinque».TPa
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