"Il problema non sono gli orsi". Il Tar ferma un'altra esecuzione

Graziato anche Mj5. Nel mirino "Life Ursus". I parenti delle vittime: "Troppo facile ammazzare per risolvere"

"Il problema non sono gli orsi". Il Tar ferma un'altra esecuzione

Forse nessuno si aspettava una mobilitazione simile. Ma l'onda di «no» all'abbattimento dell'orsa che ha ucciso il runner Andrea Papi sulle alture di Caldes - unico caso in cui una fredda sigla identificativa è capace di strappare lacrime e riempire cuori - testimonia la discrasia tra la rigida norma istituzionale e la sensibilità del Paese reale. Al punto da avviare un dibattito sulla responsabilità dell'uomo nella gestione del ripopolamento degli orsi in Trentino e sulla revisione del progetto «Life Ursus». Un'ulteriore prova è arrivata ieri, quando è stata sospesa una seconda ordinanza di abbattimento: quella di MJ5, l'altro orso che lo scorso 5 marzo nei boschi della Val di Rabbi aggredì un uomo ferendolo gravemente. La Provincia aveva emesso l'ordinanza di «rimozione» ma il Tar di Trento ha accolto il ricorso della Lega Antivivisezione e ora anche per il suo destino si apre uno spiraglio. I giudici parlano di «incontrollato incremento che mette in pericolo le persone e le attività» ma puntano i riflettori sulla gestione del programma che a cavallo del Duemila rilasciò nei boschi trentini 10 esemplari provenienti dalla Slovenia. Alla fine del progetto gli orsi in regione avrebbero dovuto attestarsi tra i 40 e i 60 esemplari e invece rispetto alle previsioni il numero è più che raddoppiato. Come a dire: la colpa è dell'uomo, non del plantigrado.

Così, sia per Mj5 che per la ben più famosa Jj4 si fa più concreta l'ipotesi del trasferimento: l'orsa che ha ucciso il 26enne il 5 aprile scorso si trova attualmente rinchiusa nel centro di Casteller di Trento, circondata da recinzioni di 4 metri e in attesa del proprio destino. Fuori, la discussione si infiamma: l'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) nel parere inviato al Tar apre alla possibilità di trasferimento dell'animale, lo stesso ministro dell'ambiente Picchetto Fratin auspica una soluzione diversa dalla soppressione («stiamo cercando anche delle soluzioni di trasferimento»). L'Unione Europea entra nella vicenda spiegando invece che è possibile la soppressione di esemplari di specie protette «a determinate condizioni, anche nell'interesse della salute e della sicurezza pubblica». A rispondere all'appello per salvare JJ4 è ora una piccola cittadina di confine tra Campania e Lazio: il sindaco del piccolo borgo casertano di Roccamonfina si è offerto di ospitare l'animale nei territori del Parco Regionale del Garigliano. «Le nostre montagne sono pronte ad ospitarla - ha detto il primo cittadino Carlo Montefusco, che si prepara a firmare una delibera di Giunta con richiesta ufficiale al governo -. Troverà il suo habitat in una vasta area protetta. Sarà sotto continua osservazione, controllata h24 da accorte, moderne, ingenti misure di sicurezza». L'orsa verrebbe confinata in una zona periferica della vastissima riserva naturale, recintata e lontana dalle are frequentate da turisti e abitanti. «La nostra è una presa di posizione - ha spiegato Luigi Maria Verrengia, presidente del Parco - abbattere l'animale sarebbe inutile».

Una mano tesa lunga 800 chilometri, da Caserta a Bolzano. Una corsa contro il tempo con scadenza 11 maggio, quando si pronuncerà il Tar. Contro l'uccisione dell'orsa si sono schierati persino i genitori della vittima, Carlo Papi e Franca Ghirardini. La prima a parlare è stata quest'ultima: «Come madre non posso accettare una morte così orribile. La colpa non è di mio figlio e neanche dell'orso. Va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha gestito, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano». Pochi giorni fa si è espresso il padre: «È troppo comodo cercare di chiudere questa tragedia eliminando un animale. Noi pretendiamo che ad Andrea vengano restituite dignità e giustizia». Chi invece spinge per l'abbattimento è il presidente della provincia di Trento Maurizio Fugatti, finito nel mirino degli animalisti.

Nelle ultime ore l'appello è persino arrivato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «in quanto garante della Costituzione e dell'articolo 9 che assicura la tutela della biodiversità e degli animali». Ecco, la misura della mobilitazione.

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