"Il processo Santanchè resti a Milano"

Il pg contro il trasferimento a Roma del caso truffa all'Inps. Si punta al rinvio a giudizio

"Il processo Santanchè resti a Milano"
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Tenere il procedimento a Milano, con la prospettiva concreta che nel giro di poche settimane su Daniela Santanchè si abbatta un secondo rinvio a giudizio. È questa la richiesta della Procura generale della Cassazione, che ieri si è opposta nettamente alla richiesta dei difensori del ministro del Turismo di trasferire a Roma per competenza territoriale l'indagine sull'utilizzo dei giornalisti personale in cassa integrazione per il Covid di una rivista del gruppo Visibilia.

Qui l'imputazione è di truffa allo Stato, ed è l'accusa più politicamente imbarazzante per la Santanchè, che infatti nei giorni scorsi ha tirato una distinzione netta tra i diversi procedimenti penali: nessuna dimissione spontanea per la vicenda del falso in bilancio di Visibilia, dove il processo inizia a marzo, mentre «se rinviata a processo sulla cassa Covid - aveva detto al Corriere della sera - mi dimetterò subito non perché ho torto ma perché mi sono chiare le implicazioni politiche».

L'udienza preliminare per truffa era in corso nei mesi scorsi a Milano, la procura aveva ribadito la richiesta di processo per il ministro, il compagno Dimitri Kunz e un collaboratore, si era in dirittura d'arrivo. Ma il 9 ottobre scorso i difensori della Santanchè hanno chiesto al giudice Tiziana Gueli di modificare l'accusa e soprattutto di inviare per competenza il fascicolo a Roma, visto che procedure e pagamenti da parte dell'Inps ai dipendenti in cassa integrazione erano avvenuti nella Capitale. Il giudice ha ritenuto di rivolgersi alla Cassazione per sciogliere il nodo sulla competenza territoriale, e nel frattempo ha sospeso tutto.

Ieri la pratica arriva in Cassazione. Lo staff legale della Santanchè ribadisce la richiesta: la competenza è della magistratura di Roma. Ma il sostituto procuratore generale interviene per opporsi: la presunta truffa sarebbe avvenuta con una serie di operazioni continuate, in località diverse, e quindi a indagare e a procedere è la prima Procura che iscrive la notizia di reato. In questo caso Milano, anche perché l'ultimo pagamento sotto inchiesta sarebbe avvenuto nel capoluogo lombardo.

L'udienza finisce prima di pranzo, i giudici si ritirano in camera di consiglio, fino a sera non arrivano altri segnali. Così bisognerà aspettare stamattina per conoscere la sorte del processo e del ministro. L'impatto sui tempi della vicenda non sarà modesto. Se tutto resta a Milano, l'udienza preliminare riprende a breve, e entro febbraio è quasi certo che possa arrivare la decisione del giudice: archiviazione o rinvio a giudizio. Se invece tutto passa a Roma, si ritorna alla fase delle indagini preliminari, i pm devono studiarsi il fascicolo, deciderne la sorte: un lavorio che consentirebbe al ministro di scavallare serenamente l'estate e forse anche l'anno.

Decisione dunque tecnico-giuridica, quella attesa per stamane, ma ricca di implicazioni politiche. Oltretutto se il fascicolo resterà a Milano la Santanchè dovrà continuare a fare i conti con una Procura che nelle sue vicende imprenditoriali ha scavato a fondo per anni, e che è in grado di fare transitare da un'indagine all'altra le conoscenze accumulate sul modus operandi del gruppo Visibilia e delle altre società della sua galassia.

È, nella ricostruzione dei pm, una prassi contrassegnata da continue disinvolture contabili che accomunano sia la capogruppo, scampata al fallimento e poi ceduta, per la quale il ministro è imputata di falso in bilancio, sia le due società andate in dissesto: la Ki Group, per cui è indagata per bancarotta, e la Bioera, i cui conti sono ancora sotto la lente del curatore fallimentare.

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