nostro inviato a Trani
Per il disastro ferroviario in Puglia, mentre oggi si celebrano i funerali delle 23 vittime, finiscono iscritti nel registro degli indagati anche i vertici di Ferrotramviaria. E si addensano nuvole pure sulla politica, con un possibile coinvolgimento degli amministratori locali che avrebbero gestito l'erogazione del finanziamento-lumaca per ammodernare e raddoppiare la linea.
Dopo i capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, da ieri il pool di magistrati tranesi ha indagato anche l'unico capotreno sopravvissuto allo schianto, Nicola Lorizzo, il presidente della società ferroviaria Gloria Pasquini, il dg Massimo Nitti e il direttore dell'esercizio Michele Ronchi. Per tutti le ipotesi di reato sono disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime.
Oltre alla catena di errori umani, dunque, secondo gli inquirenti c'è una responsabilità a monte per le carenze nei sistemi di sicurezza del tratto Andria-Corato delle ferrovie del Nord Barese. Uno dei pochi in Italia dove la gestione del traffico sul binario unico è affidata esclusivamente al blocco telefonico, ossia al controllo visivo umano. Nella manciata di chilometri teatro del disastroso incidente, infatti, era in programma la dotazione del sistema di controllo Scmt, previsto però solo successivamente al raddoppio della linea quando, si ipotizza in Procura, l'ulteriore misura di sicurezza sarebbe stata meno essenziale. Quel giorno l'accumulo di ritardi nei treni che percorrevano le due direzioni hanno provocato una fatale sequenza di errori. Il capostazione di Corato, Porcelli, rivendica per bocca del suo avvocato Massimo Chiusolo la correttezza del suo operato. Di certo qualcosa non ha funzionato nelle comunicazioni. Col capostazione Piccarreta che ad Andria avrebbe confermato al suo omologo l'arrivo di un primo treno da Corato (il 1642) alle 10.59, invitando il collega a far partire anche il successivo (1016), che per lo schema di traffico doveva «incrociare» ad Andria il 1021 diretto a Bari prima che quest'ultimo avesse semaforo verde. Il macchinista e il capotreno del 1021 avrebbero dovuto partire solo dopo aver verificato l'avvenuto passaggio del secondo treno da Corato, ma come è noto invece i due treni si sono schiantati a metà strada. Difficile capire come un triplice o quadruplo abbaglio sia potuto accadere, sul tavolo anche la possibilità che i due treni da Corato siano partiti in ordine invertito a causa del ritardo del secondo inducendo in errore i ferrovieri.
La tragedia sarebbe stata evitata con un dispositivo automatico ed è questo il filone che sta diventando caldo. Al momento sotto i riflettori sono finiti Ferrotramviaria (indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa) e il suo management, che dovranno spiegare la destinazione dei finanziamenti ricevuti, ma il pool di toghe tranesi vuol capire anche gli eventuali intoppi di quel maxi finanziamento europeo erogato dalla Regione Puglia alla concessionaria e il perché della lentezza dei lavori e della proroga alla concessione, in scadenza nel 2015 ma affidata a Ferrotramviaria fino al 2021, pur in mancanza dei sistemi di sicurezza.
Una possibile rogna per l'amministrazione regionale, e in particolare per gli assessori ai Trasporti delle ultime giunte, anche se dall'ente locale si ostenta tranquillità, considerando che il rinnovo della concessione era previsto dalla legge, ed è arrivato quando i lavori di adeguamento della rete, pur lenti, erano in corso d'opera.
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