«Più che di elezioni europee a Bari si parla solo di arresti», racconta con una punta di amarezza il forzista Mauro D'attis. E come dargli torto? Appunto Bari, e poi Torino, Palermo e ieri Avellino. Non si contano le inchieste in cui finiscono in galera amministratori. Quelli legati al Pd, poi alla Lega e magari domani chissà a chi altro. Il punto è che, com'è tradizione, nel Belpaese le procure si muovono alla vigilia di elezioni importanti come le europee. Fra qualche giorno comincerà la campagna elettorale e, in un modo o nell'altro, le iniziative giudiziarie condizioneranno il voto.
C'è chi coniò anni fa l'espressione «giustizia a orologeria» e, a quanto pare, questo particolare orologio è ancora puntuale come i cronometri svizzeri. Batte il secondo. Cambiano solo i bersagli: in quest'occasione il Pd è diventato l'obiettivo principale. Siamo alla legge del contrappasso per citare Dante: quelli che a sinistra hanno sempre negato il problema e magari ne hanno approfittato in passato, sono diventati le nuove vittime. Una constatazione che dovrebbe aprire la mente a tutti sul fatto che quando ci si confronta sui principi, vedi il garantismo, non bisogna assumere una posizione strumentale perché in quel momento fa comodo, per la semplice ragione che quello che capita oggi ad altri un domani potrebbe capitare a te.
Vedremo se queste indagini proseguiranno, se approderanno a sentenze di colpevolezza nei tribunali o se, invece, dureranno il tempo della campagna elettorale. Intanto c'è da rilevare che il principale reato contestato in questa tornata giudiziaria è il voto di scambio. Un dato che induce ad una riflessione di cui si fa portavoce Enrico Costa, l'unico garantista tra i seguaci di Calenda: «Quando il voto è un giudizio sano sull'operato di chi si candida e quando è un reato? È un crinale sottile, che se la legge non chiarisce bene è in mano ai Pm. Tradotto: non si può incolpare qualcuno com'è successo a Torino perché sposta un cassonetto puzzolente e magari in quel modo si guadagna il voto del negoziante adiacente». E qui c'è un altro contrappasso perché «il voto di scambio» è un reato introdotto da una legge in cui le fattispecie non sono chiare, inventata dalla sinistra in combutta con i 5stelle. Oggi è diventato la corda con cui vengono impiccati gli amministratori del Pd.
Non può poi certo mancare un'interpretazione politica visto che queste ondate di arresti e di accuse hanno sempre una logica. Se una volta il Pd era il partito di riferimento della magistratura politicizzata, ora non lo è più. Adesso il partito dei Pm stravede per i 5stelle. Basta guardare i banchi grillini in Parlamento affollati da ex-magistrati. Una novità che non sfugge ai dirigenti del Pd più avveduti. «Sono i 5stelle - ammette il calabrese Nicola Stumpo - i nuovi referenti del partito dei Pm. Il ruolo che ha assunto tra loro l'ex magistrato Roberto Scarpinato lo dimostra». Un canale privilegiato che mette il Pd in ambasce. «Siamo diventati - osserva sconsolato Marco Furfaro, della segreteria del partito - il classico vaso di coccio tra vasi di ferro».
Non per nulla il leader dei 5stelle, Giuseppe Conte, prendendo spunto dall'ondata di arresti agita addirittura lo spettro di mani pulite contro il Pd. «Stiamo attraversando una fase - ha detto - che ricorda quel tempo». Più chiaro di così. E siamo all'ennesimo contrappasso: «La questione morale» inventata quarant'anni fa da Enrico Berlinguer usata per colpire i suoi eredi. O meglio per imporre l'egemonia grillina a sinistra.
«La verità - ragiona ancora D'attis che a Bari ha un osservatorio privilegiato sul fenomeno - è che il partito dei Pm sta aiutando Conte e i grillini a vincere le elezioni europee, trasformate in una sorta di primarie a sinistra, a scapito del Pd». «E il colmo - gli fa eco il renziano Faraone - è che la Schlein, a digiuno di ogni forma di garantismo, rilancia su quell'argomento Scavandosi la fossa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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