Una sorpresa di Halloween. Solo che questa volta non è uno scherzo. Il Pil italiano nel terzo trimestre 2022, secondo le stime preliminari dell'Istat, è cresciuto dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,6% su base annua. Questa variazione inaspettata (Bloomberg prevedeva un -0,2%, il consensus degli analisti era orientato su una variazione nulla) porta la variazione del Pil già acquisita per il 2022, cioè con un quarto trimestre a zero, al +3,9%, dato superiore al +3,3% previsto dal quadro tendenziale della Nadef.
Ovviamente ci sono anche dei risvolti negativi. L'Istat ha evidenziato che il risultato «è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca sia in quello dell'industria, mentre i servizi hanno registrato un aumento. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta». In buona sostanza, mentre il settore primario e il secondario stanno già soffrendo a causa del caro-energia e dell'inflazione alla produzione, il comparto dei servizi continua a veleggiare, trascinato soprattutto dal turismo.
La domanda da porsi, pertanto, è: «Quanto durerà?». Stando alle recenti analisi di Bankitalia, molto poco perché fino al primo semestre 2023 l'economia italiana dovrebbe essere caratterizzata da un contesto recessivo. Tuttavia, vale sempre la pena cogliere l'attimo fuggente (positivo) per programmare le azioni da intraprendere per contrastare le fasi negative. Il capo economista per l'Italia di Unicredit, Loredana Federico, ha alzato le stime di crescita del Pil 2022 dal precedente +3,3% al +3,7% evidenziando che, nonostante il dato di ieri, «si conferma la previsione di una recessione tecnica tra la fine dell'anno in corso e l'inizio del prossimo».
Utilizziamo, dunque, la previsione dell'istituto milanese per vedere cosa può cambiare. Un +3,7% di Pil, a parità di deflatore (+3% nel 2022 per la Nadef) significa una crescita nominale dell'economia del 6,7% con il prodotto interno lordo che torna a superare ma di poco i 1.900 miliardi. Il deficit/Pil dovrebbe attestarsi tra il 5 e il 5,1% quest'anno, confermando l'agibilità del «tesoretto» da 10 miliardi su quest'anno. L'effetto positivo più tangibile ceteris paribus sul 2023 è sempre di un decimale di punto. Dunque anche in questo caso il deficit/Pil tendenziale si attesterebbe tra il 3,3 e il 3,4% e potrebbe consolidarsi l'ipotesi di riportare l'asticella tra il 3,9 e il 4,5% nel quadro programmatico.
Bisognerà attendere il Consiglio dei ministri di venerdì per constatare le decisioni del governo. Ieri il premier Meloni e il vicepremier Salvini hanno incontrato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, i tecnici del Mef per mettere a punto la Nota di aggiornamento prodromica alla prossima manovra. In un simile contesto potrebbe essere più facile reperire i circa 40 miliardi necessari per destinare circa 30 miliardi agli interventi contro il caro-energia. La forte «incertezza» del quadro macroeconomico, segnalata ancora ieri dal governatore di Bankitalia Visco, sconsiglia voli pindarici su taglio delle tasse (salvo l'intervento sul cuneo) e interventi di iperflessibilizzazione delle pensioni.
Intanto, nel Consiglio dei ministri di ieri il governo ha
valutato alcuni emendamenti al dl Aiuti-ter tra i quali spicca il rinvio a giugno delle segnalazioni di crisi di impresa per mancati versamenti Iva e contributi previdenziali. Saranno messi nero su bianco tra oggi e domani.
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