Il 22 ottobre uscirà «Il Patriota», libro di memorie postumo del dissidente russo Alexei Navalny. Quattro quotidiani, New Yorker, Der Spiegel, El País e The Times, hanno pubblicat in anteprima alcuni stralci di quello che si può considerare a tutti gli effetti un diario di riflessioni, speranze, ma soprattutto sofferenze. La frase che ha il sapore di un presagio, e che scuote le coscienze, è quella in cui Navalny ha la certezza di essere ucciso: «Passerò il resto della mia vita in prigione e morirò qui. Non ci sarà nessuno a cui dire addio. Tutti gli anniversari saranno celebrati senza di me. Non vedrò mai i miei nipoti».
Gli appunti partono dal gennaio 2021, quando il politico era già volato in Russia dalla Germania dopo essere stato avvelenato con il novichok, per poi essere trattenuto al controllo di frontiera dell'aeroporto moscovita di Sheremetyevo. A metà marzo dello stesso anno, quando la condanna con sospensione condizionale era stata sostituita da una definitiva per il caso Yves Rocher, il dissidente venne trasferito nella colonia penale di Pokrov. Lì il 31 marzo iniziò uno sciopero della fame: «L'odore del pane di segale tostato mi attrae davvero. Tuttavia, ho semplicemente concentrato la mia attenzione su di lui e sono andato avanti. Pensano che l'odore del cibo mi farà rinunciare allo sciopero della fame?». Nei mesi successivi, quando nella sua cella erano stati piazzate due spie dei servizi segreti camuffate da prigionieri, Navalny riuscì persino a essere ironico mentre scriveva il suo libro-testamento. «Se questi due mi uccidono, la mia famiglia riceverà un anticipo e i diritti d'autore, cosa che spero accadrà. Se una tragica morte in prigione non riesce a far vendere il libro...». E ancora: «L'autore del libro è stato assassinato dal malvagio presidente. Cosa potrebbe chiedere di più il reparto marketing?».
Il 22 marzo 2022 il tribunale condannò Navalny a nove anni di detenzione, con l'accusa di frode su larga scala e oltraggio alla corte. «Mentre rientravo in cella dissi alla guardia che c'erano buone possibilità che non sarei uscito vivo da qui, e lui mi rispose con gli occhi tristi che ne era convinto. Non potei fare altro che abbracciarlo». Poi nei mesi successivi un affondo a Putin: «L'unica cosa che dovremmo temere è di consegnare la nostra patria per essere saccheggiata da una banda di bugiardi, ladri e ipocriti».
Il 3 febbraio di quest'anno, solo 13 giorni prima di un decesso ancora in parte avvolto dal mistero ma che una lunga serie di indizi riporta a un ordine impartito da Putin, Navalny sembrava rendersi conto che il suo tempo era arrivato agli sgoccioli. «Se le cose finiranno male, questo sarà il momento in cui i miei lettori più emotivi potranno versare una lacrima. Se mi uccidono, questo non sarà più un libro, ma diventerà il mio memoriale».
I diritti delle memorie di Navalny sono stati acquisiti dalla casa editrice americana Knopf.
Il potente e toccante memoir, 540 pagine, sarà pubblicato negli Stati Uniti nella sua prima tiratura di mezzo milione di copie. La versione in russo sarà disponibile nello stesso giorno, ma solo in formato ebook, visto che la consegna in Russia e Bielorussia è vietata. Negli stessi giorni arriverà in Italia.
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