"Pronte le fiale dei monoclonali. E con questa cura guariti in 48 ore"

"Stiamo infialando e nelle prossime settimane partirà la sperimentazione clinica italiana con gli anticorpi monoclonali"

"Pronte le fiale dei monoclonali. E con questa cura guariti in 48 ore"

«Stiamo infialando e nelle prossime settimane partirà la sperimentazione clinica italiana con gli anticorpi monoclonali». Rino Rappuoli, coordinatore scientifico del Mad (Monoclonal antibody discovery) della fondazione toscana Life Sciences, annuncia la svolta con un tono di modestia degna dei grandi uomini. Lui, scienziato di fama internazionale, medaglia d'oro alla Sanità, padre del vaccino contro il meningococco B e C e contro la pertosse, ora si cimenta contro un nuovo nemico planetario annunciando la cura per il Covid. Dopo aver raccolto gli anticorpi dal sangue delle persone convalescenti, ha isolato in laboratorio le cellule che producono queste difese naturali, ha selezionato quelle super potenti, per poi riprodurle su scala industriale e poterle reiniettare.

Gli anticorpi monoclonali saranno la salvezza dell'umanità?

«Non esageriamo. Innanzitutto sono arrivati i vaccini e con questi si dovrà lavorare per raggiungere l'immunità di gregge. Ma servirà molto tempo e nel frattempo la gente si infetterà ancora».

Qui scatteranno i monoclonali?

«È il nostro obiettivo. Nei modelli animali che usiamo, con una fiala, nel giro di 2-3 giorni il virus scompare».

Dobbiamo ancora sperimentare sugli uomini.

«Partiremo tra qualche settimana la clinica, arruolando qualche centinaio di adulti».

Qual è il profilo dei volontari?

«Positivi al tampone ma non ospedalizzati perché prima si dà la fiala, meglio è».

Quindi la somministrazione va fatta a casa?

«Esatto. Le Usca faranno le iniezioni e controlleranno i pazienti».

Ma chi coordina il progetto?

«Useremo i migliori centri di infettivologia italiani coordinati dallo Spallanzani di Roma. Poi useremo altri 5 o 6 centri, uno sarà il centro di malattie infettive dell'Ospedale di Pisa. Serve gente competente per rigorose sperimentazioni cliniche».

Quanto durerà lo studio?

«Entro due mesi si potranno raccogliere i risultati iniziali delle prove cliniche e nel giro di sei mesi si procederà alla diffusione su larga scala».

Quindi prima dell'estate i contagi potrebbero essere sconfitti con una punturina sul sedere?

«Sì, dovrebbe andare così».

E questo vale anche per gli asintomatici?

«Io li darei anche a loro così non diffondono il virus. Ma per la fase clinica ci concentriamo su chi ha sintomi».

Ma è vero che il prezzo degli anticorpi monoclonali è alto?

«La produzione costa molto, per il Covid ce n'è bisogno di una quantità enorme. Ma noi abbiamo cercato monoclonali mille volte più potenti degli altri. E più sono potenti meno ne servono, quindi saranno meno costosi».

Qual è la differenza di efficacia dei monoclonali rispetto ai vaccini?

«Gli anticorpi servono sia come prevenzione che come cura. Una dose in una persona sana protegge dal Covid per sei mesi. Una dose in una persona positiva nello stadio iniziale della malattia, velocizza la guarigione in due o tre giorni ed è protetta per sei mesi dal Covid. Poi la protezione svanisce».

A quel punto servirà vaccinarsi?

«Il vantaggio del vaccino è che copre un'intera popolazione perché si possono somministrare centinaia di migliaia di dosi. Il limite è la protezione: slitta a 45-60 giorni dalla prima dose».

Ma il vaccino per quanto tempo protegge?

«In teoria la copertura dovrebbe durare anni, in pratica lo dovremmo vedere. Magari ci sarà un richiamo, ma io mi aspetto che duri».

Lei si vaccinerà?

«Certamente. Sono state adottate tecnologie nuove, ma i vaccini sono sicuri e funzionano bene. I dati pubblicati sono buoni, quelli finali non li conosco ma sono stati sottomessi alle agenzie regolatorie e io mi fido di loro».

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