"Pronti a governare con Fi, dem e Lega". M5s, svolta con giallo

Da Londra Di Maio apre alle larghe intese, poi la smentita. Merkel lo sbugiarda sulla candidata

"Pronti a governare con Fi, dem e Lega". M5s, svolta con giallo

Colpo di scena. Il leader del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, parlando a Londra a una platea di investitori, ha detto ieri sera che il suo partito sarebbe disponibile ad un governo di larghe intese con Pd, Forza Italia e Lega nel caso in cui il voto del 4 marzo non consegnasse un risultato chiaro. «Di Maio ha detto ripetutamente che se non avrà seggi sufficienti per governare da solo, vede la probabilità di un governo sostenuto da tutti i principali partiti, inclusi i 5 stelle», riferisce Reuters. Il leader grillino si è poi rimangiato tutto su Facebook. «Quanto riportato dall'agenzia Reuters non corrisponde al vero. Agli investitori internazionali incontrati oggi a Londra ho ribadito ciò che ho sempre detto: che il giorno dopo le elezioni, se non dovessimo avere la maggioranza dei seggi, farò un appello pubblico a tutte le forze politiche invitandole a convergere sui temi e sulla nostra squadra di governo, senza alcun tipo di alleanze, inciuci o scambi di poltrone di governo». Ma già nel pomeriggio anche Alessandro Di Battista aveva sposato la linea «aperturista»: «Qualora non dovessimo governare da soli, chiederemo alle altre forze politiche: Questo è il programma, chi ci sta?».

Oltre a questo «fraintendimento», un'altra grana arriva per i cinquestelle. Quella della finta economista Alessia D'Alessandro. Per un paio di giorni è stata «l'economista plurilaureata strappata alla Cdu della Merkel» prima di accorgersi che non è un'economista, non è plurilaureata, non lavora alla Cdu e la Merkel l'ha vista forse in fotografia. Però il nome, Alessia D'Alessandro, quello è corretto, si chiama veramente così. Diciamo che la stampa si è fatta intontire dalla bellezza della ventottenne candidata dal M5s ad Agropoli, e anche dallo spot promozionale che ne ha fatto Di Maio: «Abbiamo fatto un appello pubblico alle migliori energie del paese. Hanno risposto persone come la dottoressa Alessia D'Alessandro, economista, plurilaureata, che parla cinque lingue e che ha fatto parte dello staff di Angela Merkel». I fatti sono lievemente differenti. La candidata dei Cinque Stelle non lavora nello staff della Merkel, ma è «assistente al marketing» (e neppure «assistente del Management Board» come pure ha detto Di Maio) alla «Wirtschaftsrat der Cdu», un'associazione con sede a Berlino che rappresenta gli interessi di piccole e medie imprese nel dialogo con i «decision makers» tedeschi ed europei. L'associazione è collegata alla Cdu ma non è neanche lontanamente un organo del partito della Merkel. Quindi che la candidata M5s abbia mai lavorato con la Merkel, è una balla.

Avendoli tirato in ballo più volte, e anche a sproposito, da Berlino sono stati costretti a smentire i soliti italiani fanfaroni: «Abbiamo l'impressione che la sua posizione alla Wirtschaftsrat sia stata esagerata dal suo partito nei media italiani», spiegano i vertici dell'associazione tedesca. «D'Alessandro lavora come assistente alla Wirtschaftsrat sin dal primo aprile 2017, la settimana scorsa ci ha informati della sua candidatura. Non è mai stata attiva in campi politicamente rilevanti e non ha contatti politici. La nostra impressione è che la sua posizione alla Wirtschaftsrat sia stata esagerata dal suo partito sui media italiani. Non vogliamo aggiungere commenti a questo gioco politico. D'Alessandro ha lasciato oggi la Wirtschaftsrat su sua richiesta». Quindi, difficile strapparla alla Merkel, visto che non ha mai lavorato neppure di striscio con la cancelliera.

Il ruolo della giovane neogrillina è stato esagerato dal M5s ma anche lei ci ha messo del suo.

In un'intervista, ha detto che alla Cdu (!) il suo compito sarebbe quello di fungere «da intermediario tra le imprese tedesche e il mondo politico» e di coordinare «22 commissioni che trattano temi che vanno dalle energie rinnovabili, alla ricerca e sviluppo fino alle politiche monetarie europee». Una posizione dirigenziale, insomma. Che viene però smentita completamente dalla stessa associazione in cui lavora. Insomma, giornata di smentite per i grillini. Ormai vanno avanti solo così.

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