"È pronto per Tokio. O faranno finta di nulla?"

L'allenatore di Alex. "Iaaf e Wada non credibili, intervenga il Cio. Solo Malagò ci è stato vicino"

"È pronto per Tokio. O faranno finta di nulla?"

Fine di un incubo con l'archiviazione del procedimento penale a carico dell'ex marciatore azzurro Alex Schwazer da parte del tribunale di Bolzano per «non aver commesso il fatto».

Donati, dopo questa corsa infinita, come si sente?

«È stata una navigazione di cinque anni nell'amarezza, spesso nella solitudine. È molto brutto avere come controparte l'istituzione, con tutto il suo potere, anche il potere di negarti le prove. In questo caso per istituzioni intendo chiaramente la Iaaf e la Wada, la mamma dell'atletica mondiale e l'organo di controllo che dovrebbe garantire uno sport pulito, che naturalmente ti giudica secondo le loro regole, il loro circuito autoreferenziale di giustizia sportiva».

E ora?

«La battaglia è stata vinta, e io questa volta non pensavo di farcela. Tutto questo è stato possibile grazie ad un giudice tenace e coraggioso come il gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, il quale è andato avanti imperterrito, addirittura divenuto giudice monocratico ha conservato la titolarità di questo procedimento per non mollarlo, elevandolo ad una questione di principio».

Ora cosa vi aspettate a livello sportivo?

«Io lo domando a lei. Di fronte ad una conclusione che segue cinque anni di indagini, il sistema sportivo che fa, fa finta di niente?».

Spero di no.

«Esattamente, altrimenti decreta la propria condanna. Potrà pure sopravvivere ancora qualche anno, ma la sua credibilità è ormai segnata, diciamo pure già scossa dalla vicenda del doping russo. Pensiamo davvero che dalla vicenda della Russia sia emersa la verità? Io non credo. Anzi penso che a me sia stato fatto pagare anche questo, quello di aver tirato fuori questa questione. Vi ricorderete che durante le indagini di Bolzano trovai dei materiali sequestrati ad un medico: undici anni di raccolta di dati ematici, un database ricco quanto scandaloso, con i quali non si è fatto niente. Insomma, la Federazione di superuomini, la regina degli sport, accumulava i dati e assisteva passivamente alla falsificazione di centinaia di gare».

Cosa si aspetta: che la Iaaf faccia un esame di coscienza o che la Wada abbia un sussulto di dignità?

«Io mi aspetto che faccia qualcosa il Cio, non certo la Iaaf o la Wada, un organismo questo, che dopo dodici anni di collaborazione intensissima tra me e loro, mi ha fatto passare per millantatore. Presto racconterò anch'io la mia verità. Sto ultimando un libro sull'intera vicenda di Alex che uscirà a primavera, e dovrò essere un po' noioso con i lettori, per ricordare tutta la sfilza di cose che io ho fatto per la Wada in dodici anni. Che gente è questa? Come è possibile che all'improvviso ci sia stato questo voltafaccia, cosa c'è dietro? Forse c'è proprio quel database sui russi?».

Come sta Alex?

«Bene, si allena. Se dovesse arrivare giustizia pure in ambito sportivo, senz'altro potrebbe essere pronto per i Giochi di Tokyo».

A chi si sente di dire grazie?

«Solo al Presidente del Coni Giovanni Malagò».

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