Quando tira aria di elezioni, si torna a parlare di legge elettorale. È quanto sta succedendo in queste ore, rese incandescenti dal caso Ilva. Una questione, quest'ultima, che rischia di mandare a casa il governo giallorosso. E di far tornare il Paese alle urne. Ma con quale legge elettorale? L'ultima volta si è votato con il Rosatellum, sistema misto che prende il nome dall'ex esponente del Pd, oggi Italia Viva, Ettore Rosato. Ma qualcosa potrebbe cambiare. Merito della Lega, che lo scorso 30 settembre ha presentato un quesito referendario per l'abrogazione della parte proporzionale della legge Rosato. "Freghiamo il governo con il 'Popolarellum'", spiegava sornione il senatore leghista Roberto Calderoli. Tra i massimi esperti del Carroccio in materia di Affari costituzionali, giovedì Calderoli ha presentato in Cassazione, per conto della Lega, le integrazioni richieste dalla Suprema Corte.
Lo ha detto lui stesso ad Adnkronos, spiegando che la seconda "tornata" si è resa necessaria dopo i rilievi formali presentati dai giudici di piazza Cavour, che hanno chiesto di integrare il testo presentato a settembre con "la formulazione integrale dei testi delle disposizioni di cui si chiede l'abrogazione". Inoltre, la Cassazione a chiesto di titolare il quesito, usando la dicitura "Abolizione del metodo proporzionale nell'attribuzione dei seggi in collegi plurinominali, nel sistema elettorale della Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica".
"Volevano un via libera sul titolo da loro proposto", ha spiegato Calderoli. I termini per l'integrazione del quesito scadevano l'8 novembre. La Lega lo ha fatto 24 ore prima in un momento dove il voto sembra inevitabile. Troppe le differenze nel governo, tra sinistra e 5 Stelle, per non pensare all'ipotesi urne. Che si fa via via sempre più concreta. Ne è convinto anche Calderoli. "La richiesta di massima velocità per approvare una nuova legge elettorale da parte del capogruppo dem al Senato, Marcucci, sommato a tutto quanto sta bollendo in pentola in questi giorni, a cominciare dalla bomba industriale e sociale dell'ex Ilva, ha un solo significato: ovvero che a marzo si vota!". Proprio così. Il Pd ha cominciato a intavolare una trattativa con i compagni pentastellati per rivedere il Rosatellum. In che direzione? Ovviamente proporzionalista, aumentando la rappresentatività a scapito della governabilità. Mettendo così i bastoni tra le ruote al centrodestra.
Ma Calderoli rimane tranquillo. Anzi, ottimista. "Il voto a marzo è possibile - spiega lo storico esponente della Lega - anche in conseguenza del successo che sta avendo la raccolta di firme per andare al referendum sul taglio dei parlamentari con conseguente slittamento dell'entrata in vigore del suddetto taglio.
Vogliono andare a votare a marzo sia perchè la baracca sta crollando sia perchè così - ragiona - a marzo si voterebbe per eleggere 945 parlamentari e non i 600 previsti se entrasse in vigore la legge sulla riduzione da poco votata". Insomma, il voto è dietro l'angolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.