Non è la prima volta, e forse non sarà neppure l'ultima. La sinistra torna a chiedere di "schedare" i poliziotti schierati in strada a difendere l'ordine pubblico contro le interpreranze dei manifestanti. La sorpresa per le divise si è materializzata nel bel mezzo dell'iter sulla conversione in legge del decreto 130, quello - per intenderci - che modifica i tanto discussi dl Salvini. Si parla di immigrazione e richieste di asilo, ma qualcuno ha provato a infilarci dentro anche una norma piuttosto controversa e già criticata dai poliziotti: l'obbligo di dotare ogni agente di un codice identificativo ben visibile su casco e uniformi.
L'emendamento porta la firma dei deputati Fratoianni Nicola, Orfini Matteo, Palazzotto Erasmo, Raciti Fausto, Pini Giuditta, Rizzo Nervo Luca, Gribaudo Chiara. Il titolo: "Disposizioni in materia di identificazione del personale delle Forze di polizia in servizio di ordine pubblico". Svolgimento: "Il personale delle forze di polizia a ordinamento civile, impegnati in attività di servizio di ordine pubblico, devono avere sull'uniforme e sul casco di protezione, sui due lati e sulla parte posteriore dello stesso, una sigla univoca che consenta l'identificazione dell'operatore che lo indossa". Prima di scendere in strada, in pratica, bisognerà redigere un registro aggiornato con tutti gli agenti, funzionari, sottufficiali e ufficiali che ricevono in dotazione il casco di protezione, così da poterli identificare nel mezzo degli scontri. Va detto che l'emendamento è stato ritenuto "inammissibile", dunque pericolo scampato. Ma l'intenzione politica è chiara. E infatti immediata esplode la polemica.
Per Augusta Montaruli ed Emanuele Prisco la proposta "è irresponsabile e irricevibile". "Ancora una volta - dicono - Fratoianni&co. anziché essere al fianco dei nostri uomini in divisa si fanno portavoce delle istanze dei movimenti extraparlamentari, primi tra tutti i No Tav". Voci di protesta si levano anche dal mondo sindacale della polizia, che prima pensa ad uno scherzo e poi capisce che si tratta di una "amara e vergognosa verità". "Viene da chiedersi – dice Valter Mazzetti, segretario generale dell'Fsp - come si possa calpestare in maniera così brutale e arrogante il senso del dovere e di responsabilità che ancora porta migliaia di operatori per strada nonostante le storture e le ingiustizie che vengono riservate loro in ogni contesto". In fondo la cronaca è nota. "Persone che per stipendi da fame restano in prima linea, ogni tre ore uno di loro che finisce in ospedale, e come si pensa di contraccambiare? Non con un contratto atteso ormai da quasi due anni, non pagando gli straordinari fermi a un anno e mezzo fa, non fornendo tutele legali e giudiziarie, non urlando ai quattro venti senza se e senza ma che una divisa deve essere rispettata per ciò che rappresenta, ma introducendo gli identificativi così che ogni poliziotto d'Italia sia ulteriormente esposto a ritorsioni, aggressioni e violenze di ogni genere". Per Mazzetti si tratta di una proposta "scandalosa": "Prima di parlare di codici alfanumerici per gli agenti, si pensi agli identificativi per i delinquenti che ogni giorno in tutta Italia si sentono liberi di aggredire, resistere, infamare chi porta la divisa, certi che sia una cosa del tutto normale, e certi di restare impuniti e, soprattutto, certi del sostegno ideologico di certi esponenti politici".
La polemica così si sposta sul Viminale. "Siamo curiosi di sapere cosa ne pensa il ministro dell'Interno Lamorgese: tutelerà i suoi uomini o appoggerà questa proposta creando facili entusiasmi negli ambienti più facinorosi?", si chiedono i deputati di FdI.
"Noi ci si batteremo contro qualunque forma di schedatura delle nostre Forze dell'ordine e chiede a governo e maggioranza di assicurare loro più risorse e migliori dispositivi affinché possano lavorare nelle migliori condizioni possibili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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