La protesta di Romeo dal carcere: "Sono vittima di una contesa politica"

L'imprenditore denuncia strumentalizzazioni, domani è dal Gip Quella telefonata dell'autista di Renzi per conto di papà Tiziano

La protesta di Romeo dal carcere: "Sono vittima di una contesa politica"

Roma Dopo la difesa a tutto tondo di Tiziano Renzi, arriva l'anticipazione di quella di Alfredo Romeo, dal carcere dove è rinchiuso con l'accusa di corruzione in relazione agli appalti Consip: «Sono vittima di una strumentalizzazione che mi sembra solo la conseguenza di un'aspra contesa politica», ha confidato ai suoi legali l'imprenditore napoletano. Domani sarà interrogato dal gip Gaspare Sturzo che lo ha fatto arrestare, ma non si sa ancora se parlerà o si avvarrà della facoltà di non rispondere, come ha già fatto a Firenze Carlo Russo, il «facilitatore», l'amico di Renzi senior indagato come lui per traffico di influenze, perché avrebbe parlato a suo nome con i vertici Consip per favorire le società dell'imprenditore partenopeo.

Per ora Romeo fa la vittima, come del resto babbo Renzi, per il quale tutta la parte dell'inchiesta Consip che lo riguarda è frutto di un «classico caso di abuso di cognome», in una vicenda «che non è solo giudiziaria». Lo ha detto il suo legale, Federico Bagattini, al termine dell'interrogatorio di venerdì davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e alla pm partenopea Celeste Carrano, nel corso del quale Tiziano Renzi ha respinto ogni accusa.

Sul modo con cui Romeo pensava di aggiudicarsi la fetta più consistente del mega appalto per i servizi nella pubblica amministrazione da due miliardi e 700 milioni, c'è la confessione del dirigente Consip Marco Gasparri, che secondo i pm veniva retribuito mensilmente da Romeo per il suo aiuto nelle gare. «Prototipatore», veniva definito il suo ruolo con un neologismo creato ad hoc. Poi ci sono le intercettazioni, a puntellare l'accusa. Come quella che dimostrerebbe una fuga di notizie decisamente tempestiva, l'ennesima, in cui Russo chiama «per conto di babbo» Roberto Bargilli, detto Billy, l'autista del camper che scorrazzò in giro per l'Italia Matteo Renzi ai tempi delle primarie, per avvertirlo «di non chiamarlo e di non mandargli messaggi». Era il 7 dicembre, solo due giorni dopo che il telefono di Renzi senior era stato messo sotto controllo dai pm di Napoli. Il papà dell'ex premier davanti ai magistrati ha negato tutto, anche di conoscere Romeo. L'incontro con l'ad Consip Luigi Marroni, invece, non l'ha negato, ma lo ha collocato in tutt'altro contesto: nulla a che vedere con Consip, a suo dire, ma con l'istallazione di una madonna di Medjugorje nel cortile di un ospedale. Marroni invece ha raccontato di aver subito pressioni da lui per aiutare Romeo. Qualcuno mente. E Renzi senior è certo di poter dimostrare che non è lui. Per questo il suo avvocato, nell'ambito delle indagini difensive, ascolterà tra gli altri proprio l'ad.

Continua a piano ritmo anche il lavoro della Procura.

Presto potrebbe essere sentito come persona informata sui fatti il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, in merito ad alcuni sms che scambiò con il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione del segreto. Poi dovrebbe essere interrogato l'ex parlamentare Italo Bocchino, consulente di Romeo, sotto inchiesta anche lui per traffico di influenze.

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