Provocazioni e rissa alla Camera

Il grillino Donno tenta di affrontare Calderoli col tricolore. Colpito esce in carrozzina

Provocazioni e rissa alla Camera
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Un deputato grillino, Leonardo Donno, scende dal suo scranno verso i banchi del governo. Ha un tricolore in mano. La sinistra, per una giornata, mostra fiera la bandiera della patria: è una novità. Il grillino muove verso il ministro Roberto Calderoli. Poco prima l'opposizione ha intonato «bella ciao». Il pentastellato vuole avvolgere il leghista con il verde, il bianco e il rosso patriottici. Arrivano i commessi. Cercano di frapporsi tra il grillino e Calderoli. Donno insiste. Pochi secondi e arrivano altri parlamentari, altri commessi. Scattano tafferugli. Igor Iezzi, leghista, arriva in maniera più concitata di altre. Il grillino cade. È una rissa. Il bollettino: un commesso uscito in barella, lo stesso Donno portato via in carrozzella, dopo un malore. Il Pd punta il deputato del Carroccio: «Ha picchiato un collega del M5s». Riccardo Molinari, capogruppo della Lega, minimizza: «Dinamiche parlamentari». Per Mollicone di Fdi quella del grillino è una «sceneggiata». Perché il «parapiglia» è «senza contatto». «Iezzi ha colpito con dei pugni sulla testa», racconta invece Nicola Fratoianni. Giuseppe Conte, l'ex premier, posta il video sui social. «Vergogna» e «squadrismo» sono le due parole che ricorrono più spesso nelle reazioni dell'opposizione. Non è una consueta giornata parlamentare. I filmati vengono acquisiti dalla presidenza della Camera. È un episodio che va analizzato con calma. C'è stato o no il contatto? La differenza è tutta lì e non è piccola. Iezzi dice la sua: «Ho provato a dare cazzotti, ma non l'ho colpito».

Il post elezioni alle Camere è concitato. Se la fotografia di Montecitorio è la rissa, quella del Senato è una scintilla. Lo sfondo è sempre un cambiamento radicale: premierato e autonomia differenziata. La «madre delle riforme» è in discussione a Palazzo Madama, la battaglia campale dei leghisti a Montecitorio. Due binari paralleli ma separati, per una giornata di tensione.

Al Senato la situazione è più calma. Uno ad uno vengono approvati gli articoli dell'elezione diretta. La discussione però è lunga. Una scintilla sì, ma solo verbale, sul caso Cospito. Il tema è l'inchiesta sul sottosegretario Andrea Delmastro. Il Pd pretende una «informativa urgente» del ministro Nordio. Ma a Palazzo Madama ci si limita ad accuse e repliche. L'opposizione le prova tutte, compresi 1200 emendamenti. Martedì prossimo è previsto il voto finale. Beatrice Lorenzin, Pd, prende la parola e critica «la mancanza di contrappesi», lo «svuotamento dei poteri del Parlamento» e la «riduzione dei poteri» del capo dello Stato. Adalberto Balboni smentisce la dem punto per punto. «L'opposizione - dice al Giornale il senatore di Fdi - sta alzando il livello dello scontro. Ormai siamo al muro contro muro». Secondo Balboni il problema della sinistra è ideologico: «Non accettano che il premier possa essere scelto dai cittadini». Alla Camera i toni restano accesi. Per la Lega, i filmati dimostrano «l'aggressione di Donno a Calderoli». Tutto - sostiene il Carroccio - è dipeso dal «comportamento provocatorio del deputato Donno».

Il presidente Lorenzo Fontana convoca la conferenza dei capigruppo. I deputati si dividono tra innocentisti e colpevolisti di Iezzi. Nascono gruppetti in Transaltantico. C'è o no il contatto? La domanda è sempre la stessa. Si formano capannelli. Riprendono i lavori. Ma il clima è quello che è. «Mi hanno aggredito, ora sto bene», fa sapere Donno. Il commesso esce dall'infermeria. «Non so con che intenzioni uno si avvicina», annota Calderoli. Non è finita. Un deputato di Fdi Marco Padovani ricorda l'ex senatore Stefano Bertacco.

Usa la parola «presente». Che rimanda a un rito antico della destra. Il deputato dem Nicola Stumpo lancia una sedia: è espulsione diretta. I lavori vengono sospesi. Per i provvedimenti, bisognerà aspettare l'estio della Var.

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