«Tremo al pensiero di Michele Emiliano, ora che la sua fine politica è imminente, che torna in magistratura», è il proclama del leader di Italia Viva Matteo Renzi. Più che in magistratura, certamente il governatore pugliese tornerà in Procura, ma nelle scomode vesti di testimone o forse già indagato: le ipotesi sono concorso in rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento personale. Lì dovrà riferire l'identità della talpa che ha soffiato a lui e ad altri l'arrivo delle manette per i suoi ex compagni di strada Alfonsino Pisicchio - l'ex assessore regionale all'Urbanistica arrestato mercoledì 10 aprile, che ha letto al gip Ilaria Casu la conversazione via whatsapp con il governatore - e Sandrino Cataldo, fermato assieme alla moglie Anita Maurodinoia (Pd), altro ex assessore.
La verità sulla talpa è dentro i cellulari di Pisicchio e del fratello Enzo, la cui perizia tecnica è già iniziata. Chissà che in quelle conversazioni non si scopra anche la fonte del giornalista in servizio nella Giunta regionale, indagato per aver rivelato a un ex dirigente della Protezione civile (arrestato a dicembre 2021) che la Finanza aveva messo delle cimici in alcune stanze degli uffici regionali. Ma prima del passaggio in Procura a Emiliano spetta quello in aula e l'ingrato compito di cambiare la sua giunta, a 18 mesi dalla fine del suo mandato. Il rimpasto imposto a colpi di diktat da Elly Schlein e Giuseppe Conte («almeno cinque assessori nuovi») è compito ingrato: oltre ai grillini che si sono chiamati fuori, i primi papabili per saltare sono i due assessori esterni: l'ex Forza Italia Rocco Palese (un tempo ombra del ministro Raffaele Fitto) e la vendoliana Anna Grazia Maraschio, ma a che prezzo? Gli altri due o tre sugli otto restanti, per statuto, vanno pescati dentro gli eletti in Consiglio. Il risikò è quasi impossibile a meno di non perdere migliaia di voti per le Europee, che si aggiungono a quelli smarriti a causa dei guai giudiziari. In nome della legalità Emiliano vuole piazzare in Giunta due ex magistrati (si fa insistente il nome dell'ex procuratore di Bari Giuseppe Volpe e del giudice Anna Maria Tosto) ma deve anche sostituire la Maurodinoia (dimissionaria dopo essere stata indagata), Gianfranco Lopane, Donato Pentassuglia e forse il Popolare Gianni Stea. Al loro posto le «personalità di alto profilo» che Emiliano cercava hanno risposto picche, tanta è la paura di salire a bordo del Titanic che sta affondando.
Delle quattro inchieste sul centrosinistra pugliese a tenere banco nei prossimi giorni sarà quella sulle infiltrazioni mafiose al Comune di Bari.
Emiliano e il sindaco di Bari Antonio Decaro verranno ascoltati in commissione Antimafia, come annunciato dal senatore Fdi Filippo Melchiorre. È lì che Emiliano dovrà dire la verità su suo incontro a casa della sorella di un boss per «proteggere» il suo figlioccio Decaro. Se in veste da indagato o meno lo scopriremo (forse) già oggi.
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