Putin: "Incontro Trump". Per difendere il petrolio

La minaccia del tycoon smuove lo Zar, che vuole Kiev fuori dalla Nato. "L'Italia non può mediare"

Putin: "Incontro Trump". Per difendere il petrolio
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Per difendere petrolio e gas, i motori trainanti dell'economia di Mosca nel foraggiare l'Operazione Speciale, Putin non ha esitato a regalare un endorsement a Trump. Il leader del Cremlino, nel corso di un'intervista rilasciata a Rossiya 1, pone senza esitare le basi per un futuro tavolo negoziale. «Ho molto di cui parlare con Trump, dall'Ucraina al tema sull'energia». Un chiaro riferimento alle parole del tycoon, convinto che il conflitto in corso da quasi tre anni si chiuderebbe se il prezzo del petrolio calasse. E se Trump dovesse convincere l'Opec, Putin si troverebbe sotto ricatto, costretto ad affrontare con minori risorse una situazione finanziaria interna che gli analisti definiscono delicata.

Putin aggiunge: «Se Trump fosse stato rieletto nel 2020, la crisi con Kiev si sarebbe potuta evitare. Con lui ho sempre avuto un rapporto esclusivamente professionale, ma allo stesso tempo pragmatico e di fiducia». Il suo portavoce Peskov ribadisce: «Siamo pronti, stiamo aspettando segnali, semmai è Kiev che cerca di mettersi di traverso». Il summit tra i due leader dovrebbe essere preceduto dalla visita (forse a metà febbraio) del generale Kellogg, l'uomo che Trump ha designato per la soluzione della guerra.

La rinuncia dell'Ucraina ad entrare nella Nato è per la Russia un «elemento chiave» per raggiungere un accordo, dice il vice ministro degli Esteri di Mosca Grushko. E se dovesse saltare il banco «abbiamo mezzi tecnici e altri strumenti sufficienti per garantire l'integrità in ogni scenario». Il Segretario del Consiglio di Sicurezza Shoigu non sembra invece disposto a dare credito all'Occidente: «Ha lanciato un'aggressione contro l'ideologia e i valori di Russia e Bielorussia, tentando non solo di indebolirle con sanzioni economiche, ma anche di destabilizzarne la situazione politica». E infatti l'Ue si appresta a presentare a giorni il 16° pacchetto di sanzioni, ma il premier ungherese Orbán le firmerà solo se Bruxelles convincerà l'Ucraina a ripristinare il transito del gas russo verso l'Europa, interrotto a inizio anno.

E mentre Trump concorda sulla necessità di incontrare Putin «molto presto per evitare l'ulteriore perdita di vite umane», il ministro degli Esteri russo Lavrov ritiene che il percorso negoziale sarà gestito da pochi intimi, «non certo da coloro che continuano ad armare Kiev». Lavrov punta il dito anche contro l'Italia: «Tenendo conto della posizione anti-russa assunta da Roma, non la consideriamo nemmeno come una possibile partecipante a processo di pace, tanto meno come una sorta di difensore dei nostri interessi nell'Ue».

Zelensky da parte sua dice che potrebbe avere colloqui con Putin «solo se Trump fornirà all'Ucraina garanzie di sicurezza. Al tavolo dobbiamo esserci sia noi sia l'Europa». L'inquilino della Casa Bianca ne prende atto, ma sul presidente ucraino sostiene che non sia «un angelo, non avrebbe dovuto permettere che la guerra accadesse. C'erano possibilità di stabilire accordi, ma ha voluto combattere contro un'entità molto più grande».

L'intelligence di Seul ha rivelato che la Corea del Nord starebbe accelerando i preparativi per l'ulteriore dispiegamento di truppe in Russia. I circa 11mila soldati di Pyongyang nel Kursk potrebbero diventare 20mila a marzo.

Kiev ha lanciato un attacco con droni contro le regioni russe di Ryazan e Bryansk, colpendo una raffineria di petrolio e una centrale elettrica. Mosca ha restituito a Kiev i corpi di 757 militari morti, ma avrebbe giustiziato sei soldati ucraini prigionieri.

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