Altra acqua sporca, con la procura federale belga ora a briglia sciolta. E chi dovrà mettersi al riparo sarà proprio il Pd, casa di «insospettabili» (fino a poco tempo fa) eurodeputati, finiti mani, piedi e collo nel più grande scandalo corruttivo degli ultimi anni. La magistratura belga potrebbe infatti decidere ora non solo di inquisire, ma persino di arrestare Marc Tarabella e Andrea Cozzolino, entrambi «ex» (il primo espulso, il secondo autosospeso) del gruppo S&D, l'Alleanza progressista e dei democratici.
L'Eurocamera, compiendo un doveroso passo verso la trasparenza, a salvaguardia di se stessa e della sua credibilità, ieri ha infatti revocato l'immunità a entrambi, coinvolti nel caso di presunta corruzione a favore di Marocco e Qatar. Tarabella, borgomastro di Anthisnes, in Vallonia, è esponente belga di Articolo 1, gruppo nato da una scissione a sinistra del Pd. Ieri si è presentato in Aula e ha votato, con alzata di mano, la revoca della sua stessa immunità. «Sono estraneo a questa vicenda - ribadisce - sono innocente, e ora spetta alla giustizia interrogarmi». Due giorni fa ha rinunciato a essere ascoltato dalla commissione Juri. Il suo nome è stato cerchiato di rosso dagli inquirenti dopo che il «repenti» («pentito» come ormai lo chiama la stampa belga) Antonio Panzeri lo ha indicato come destinatario di mazzette personalmente consegnate in sacchi di carta dell'ordine dei 120-140mila euro, intascate in cambio di emendamenti pro Qatar. Giorni fa l'ex eurodeputato Pd e di Articolo Uno Panzeri ha iniziato a parlare come un fiume in piena dopo un accordo coi magistrati che prevede 5 anni di condanna, di cui solo uno in carcere. Anche Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, moglie e figlia dell'ex eurodeputato, sono tornate in libertà.
Il secondo protagonista della giornata, Cozzolino, eurodeputato napoletano dem (ora sospeso) ha atteso invece da casa la decisione dell'Aula di revocare la sua immunità. La sua posizione al momento è la più sfumata: è stato chiamato in causa da Francesco Giorgi, suo assistente e marito della ex vicepresidente socialista del Parlamento europeo Eva Kaili. Il suo nome è legato al Marocco: avrebbe redatto risoluzioni d'urgenza per Rabat e avrebbe avuto rapporti pur «esclusivamente personali e amicali» con l'ambasciatore marocchino a Varsavia, Abderrahim Atmoun, figura chiave per gli affari del Paese del Maghreb in Ue. Da alcuni verbali, è emerso inoltre che proprio Giorgi avrebbe custodito i soldi del dem napoletano. Tramite i suoi avvocati Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri De Becò, ieri Cozzolino ha nuovamente rivendicato la sua estraneità, parlando di «accusa, invero alquanto generica, formulata al suo indirizzo».
Le prossime ore saranno decisive, ed è febbrile l'attesa per decisioni di «carattere coercitivo» che potrebbero arrivare, anche se per il momento dalla procura federale poco o nulla trapela: «Dopo la revoca tutto sarà possibile. Questo non significa necessariamente che ci saranno misure coercitive, ma la giustizia si sta dando tutti i mezzi per poter lavorare come per qualsiasi parte in causa», ha spiegato il portavoce Eric Van Duyse.
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