Qualcuno salvi Di Maio dal grillismo. Il ministro degli Esteri in queste ore è al centro di quella che è una vera propria aggressione mediatica. I più moderni la chiamano con inglesismo molto efficace, ma decisamente poco raffinato: shitstorm. I più tradizionalisti la chiamano «macchina del fango». Ma il risultato non cambia. Ieri tra gli hashtag più diffusi su Twitter troneggiava l'esplicitissimo #dimaioout, una tempesta perfetta (e sospetta) che si abbatte sull'ex leader pentastellato colpevole, secondo i suoi, di aver tramato contro Conte.
Così Di Maio finisce vittima dello stesso sistema di disinformazione che i Cinque stelle per anni hanno foraggiato e alimentato. Le squadracce che oggi seminano odio sul web contro di lui, sono le stesse che per anni lo hanno fatto contro ogni avversario politico. Non serve la scientifica per rilevare le impronte digitali. C'è già la firma del metodo Cinque stelle, che è un parente stretto del metodo Fatto quotidiano: colpire e insultare chi è contro la linea ufficiale. E le purghe staliniane si applicano tanto all'esterno quanto all'interno dello stesso partito. Anzi, come dimostra la ferocia degli attacchi all'inquilino della Farnesina, è proprio tra le mura di casa che i colpi diventano più feroci. La strategia è rodata: si fa girare una voce, un sospetto, una maldicenza che molto spesso tracima nell'isteria complottista e poi basta avere delle truppe digitali pronte a spammare odio in ogni angolo del web o anche, come parrebbe in questo caso, dei semplici bot, dei pacchetti di account dormienti risvegliati alla bisogna. Il gioco è fatto.
In men che non si dica si entra nelle tendenze di Twitter e il caso creato a tavolino diventa un tormentone nazionale. Se poi si ha anche la sponda di un quotidiano compiacente è pure meglio... Il meccanismo è tanto semplice quanto vigliacco, specialmente quando chi agisce è coperto dall'anonimato di profili inesistenti. Ma, come dicevamo, è tradizione della casa.
Se i grillini decidessero di scrivere una autobiografia corale sotto forma di trattato potrebbero intitolarla «Teorie e tecniche dello sputtanamento digitale», un'arte nella quale nel corso degli anni hanno dimostrato di eccellere.
Però, questa volta, nel colpire senza scrupoli quello che era il loro leader, c'è un passo ulteriore verso l'abisso. I tweet sguaiati contro Di Maio sono i selfie di un partito diviso per bande, di una guerra fratricida che rischia di essere l'ultimo esausto capitolo della saga a Cinque stelle.
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