Ma quali cervelli in fuga, lui ha deciso di diventare liutaio

Ascoltare la storia di Marco La Manna, un giovane milanese nato sotto il segno del cancro nel 1988, è come entrare in un'altra dimensione, parallela e contigua, ma sicuramente diversa da quelle che siamo abituati a conoscere; è la storia di un giovane che cerca di vivere grazie al proprio lavoro di artigiano ma è anche la storia di un giovane che cerca di fare sopravvivere una professione, il liutaio. Nell'Italia di oggi siamo, infatti, abituati a sentire le litanie di giovani che migrano all'estero per cercare lavoro e, molti addirittura, per studiare.

La storia di Marco è assolutamente in controtendenza. Marco nasce in provincia di Milano 27 anni fa da mamma Elena, impiegata delle poste, e papà Stefano ristoratore a San Felice; una vita normale passata in casa con i genitori e la sorella, di dieci anni più grande, e studiando nelle scuole pubbliche locali fino alla terza media. In quella casa a Rodano vicino a Linate dove viveva la famiglia La Manna due erano le cose che spiccavano: la passione di papà Stefano per la musica e per Pino Daniele, e la chitarra che spesso veniva suonata.

La musica, seppur in modo dilettantistico, era l'elemento con cui quotidianamente il piccolo Marco doveva confrontarsi. Proprio osservando il mistero di quella scatola di legno con qualche corda che riusciva a generare un suono tanto interessante Marco decide di iniziare a studiare e frequentare, finite le medie, al Conservatorio di Milano il Liceo musicale. Tre anni in cui Marco comprende come la sua vocazione non sia solo legata alla capacità di suonare e comporre musica ma ancor più legata al desiderio di costruire lo strumento che produce la musica stessa: la chitarra.

Quella chitarra che inizia a suonare prima andando dietro alla musica di Pino Daniele e poi al Conservatorio, ora diventa l'oggetto da costruire. È così che Marco si iscrive alla scuola civica di liuteria del Comune di Milano. Una scelta importante che viene comunque condivisa con la famiglia. «Fin da piccolo - racconta Marco - ho avuto la passione per la chitarra e amavo suonarla, ma quello che veramente scuoteva il mio interesse era scoprire come facesse lo strumento a suonare, come si generasse il suono che ne fuoriusciva, quali fossero le tecniche, i materiali e le regole che rendevano possibile questa magia». In quella scuola di liuteria Marco ricorda ancora il profumo del legno e la gioia di entrare nel laboratorio dove si preparano gli strumenti; sempre negli anni della sua formazione nasce la passione per la musica jazz, in particolare del Manouche o Gipsy Jazz e per il suo più grande esponente il chitarrista belga Django Reinhardt. Terminata la scuola Marco riesce a trovare in un vecchio mulino ad acqua (sede anche del museo della civiltà contadina) a Dovera, in provincia di Cremona, la sede della propria liuteria.

Un luogo magico nella campagna lombarda dove, anche grazie all'aiuto di suo padre, è riuscito a fare un primo investimento sul proprio futuro. E se si chiede quale è il sogno di Marco La Manna la risposta è semplice e spiazzante «vivere grazie al mio lavoro».

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