Cinque quesiti ammessi su otto. E a essere bocciati dalla Consulta sono quelli forse più significativi, sui diritti e sulla responsabilità dei magistrati. Che giudizio complessivo se ne può trarre, senatrice Emma Bonino?
«La sintesi è che gli elettori si sentiranno - giustamente - amputati della loro possibilità di esprimersi su temi importanti di libertà e responsabilità, in particolare su eutanasia e cannabis. Temi su cui, sono certa, avrebbero partecipato con passione alla discussione pubblica, perché appartengono alla vita di ogni giorno. Ora aspettiamo le motivazioni per capire perché, ad esempio, il quesito sull'eutanasia non difenderebbe la vita, posto che non toccava nulla delle norme a tutela delle persone fragili e di quelle il cui consenso potrebbe essere stato estorto».
Amato aveva invitato i giudici a «non cercare il pelo nell'uovo» per bocciare i quesiti. È andata così?
«Mi sembra di no. Non entro nel merito della scrittura dei quesiti, ben motivata dai comitati promotori, ma in passato la Corte Costituzionale ha adottato soluzioni innovative ogni volta diverse. Sarebbe stato meglio considerare le oggettive limitazioni ai referendum abrogativi, imposte anche dalla giurisprudenza della Corte stessa, e valutare i quesiti con un atteggiamento positivo. Che io non ho colto».
Su eutanasia e stupefacenti dai cittadini la palla viene ributtata a un Parlamento che da anni non riesce a decidere nulla. Stavolta sarà diverso?
«Vorrei rispondere di sì, ma non sarei sincera. In questa legislatura non penso accadrà nulla di significativo, anche se su fine vita e cannabis noi ci impegneremo con convinzione. Per la prossima dipenderà ovviamente da cosa decideranno gli elettori. Noi di +Europa siamo stati l'unico partito a dire con chiarezza tutti Sì prima che la Corte si esprimesse. Legalizzazione di cannabis e eutanasia, e giustizia giusta se il Parlamento non facesse nulla, saranno temi della nostra campagna elettorale, oltre che delle nostre iniziative politiche».
I radicali si battono da decenni per una riforma della giustizia che ripristini lo Stato di diritto. I referendum superstiti riusciranno a far fare un passo avanti?
«Ovvio che temi come eutanasia o cannabis avrebbero avuto una grande capacità di traino, come dimostra la mobilitazione popolare con oltre 600mila firme digitali raccolte in pochi giorni sulla cannabis, con una straordinaria adesione dei più giovani. Così la battaglia diventa più difficile, ma noi ci saremo, con le nostre convinzioni garantiste di sempre».
Come valuta l'impegno garantista di Matteo Salvini sui referendum giustizia?
«Non sta a me dare giudizi, anche se penso che il garantismo debba essere a tutto tondo per essere autentico e non intermittente. Non ho ancora visto la svolta garantista di Salvini anche sui diritti dei migranti e sui giovani che finiscono in carcere per la cannabis. Ciò detto, mi sono sempre battuta per la separazione delle carriere e sosterrò questo quesito, insieme agli altri. Per me comunque resteranno i referendum Pannella/Tortora».
Sui temi referendari il Pd è rimasto silente, quando non ha apertamente frenato.
«Diciamo che partiti che non hanno proferito parola sui referendum per legalizzare eutanasia e cannabis dovrebbero avere più pudore nel definirsi progressisti. Per capirci: la nuova maggioranza tra Spd, Verdi e Liberali in Germania ha messo nel programma di coalizione la legalizzazione della cannabis. Giustamente e coerentemente. Sono certa che milioni di loro elettori, in particolare tra i più giovani, su questi temi stanno con noi più che i dirigenti dei loro partiti».
C'è chi teme le ripercussioni della campagna referendaria sul governo Draghi e la sua maggioranza. Vede questo rischio?
«No, se nessuno strumentalizza. Il governo Draghi ha il suo programma di riforme per il Next Generation Eu, che riguardano anche la giustizia. I referendum spingono più a fondo un'agenda di riforme liberali della giustizia, su cui decideranno gli elettori e non le maggioranze parlamentari. Piuttosto, vedo fibrillazioni sui provvedimenti del governo con i partiti che fanno propaganda elettorale, come sui balneari: quelle sì creano problemi. Ma Draghi mi sembra molto determinato nel portare avanti la sua agenda, nell'interesse dell'Italia».
La cancellazione dei quesiti più forti e mobilitanti mette a rischio la possibilità di raggiungere il quorum?
«La strada sarà in salita, come sempre per i referendari».
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