Come odio quest'estate che non fa il suo mestiere

Hanno vinto gli amanti delle stagioni timide. Ma in un luglio così fradicio qualcosa non va

Meteorologicamente parlando, mi definirei un ortodosso bacchettone. Per me esiste un solo dogma: ogni stagione ha le sue ragioni d'essere, perché l'armonia del creato si fonda su queste poche leggi eterne e immutabili. Anche se soffro il freddo, anche se soffro il caldo, anche se sogno un mondo condizionato stabilmente a 25 gradi con clima asciutto, sono comunque convinto che l'inverno debba fare l'inverno e l'estate debba fare l'estate (con molta fatica ho accettato l'idea che non esistano più le mezze stagioni).

Facile immaginare come possa sentirmi davanti a questa fradicia estate. Guardo i miei amici e i miei colleghi evoluzionisti, che con molta apertura mentale accettano i cambi climatici, e francamente li invidio. Sono quelli che per tenere giacca e cravatta, per non avere mai un alone di sudore, per non sentirsi le gambe molli, durante il grande caldo tengono l'aria condizionata a 18 gradi, riavviando ogni volta nuove glaciazioni locali. Attualmente, guardano noi tradizionalisti in depressione e non fanno niente per dissimulare lo smisurato senso di rivincita. Finalmente, un'estate da sogno.

Se lo tengano, questo mite inverno. Se lo godano. Io so bene di aver perso la battaglia finale, so bene che ormai l'umanità del benessere sta realizzando la sua utopia assoluta del meteo a prova di lagna: ce l'hanno fatta, hanno gli inverni tiepidi e le estati fresche. Se non altro, non sentirò più tutta questa gente che alla prima nevicata dà di testa per l'emergenza freddo e al primo giorno sopra i trenta gradi dà i numeri per l'emergenza caldo.

Solo una richiesta: i trionfanti teorici dell'estate autunnale non perdano tempo a spiegarmi tutti i vantaggi della nuova situazione. Vadano a spiegarli dove serve: agli albergatori e ai bagnini crivellati di disdette, agli agricoltori che vanno in canoa nei pescheti (parentesi: mai mangiata frutta tanto ributtante come quest'anno), ai compatrioti che stanno scopando la melma fuori dal tinello, dopo le esondazioni dei Seveso e degli Olona. Lo raccontino a quest'Italia impantanata, che aggiunge crisi stagionale a crisi epocale, quant'è bella l'estate che non fa il suo mestiere.

Quanto a me, in questa difficile fase, cerco di farmi forza con la filosofia stoica, che da secoli esorta gli uomini ad accettare le leggi

della natura, perché nella natura tutto ha un senso positivo. Ci provo, ma sinceramente mi sarebbe più facile se non fossi disturbato da un dubbio: siamo sicuri che questa estate demenziale sia proprio opera della natura?

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