![Quegli episodi anomali che coinvolgono gli 007. "Ma non c'è una guerra tra corpi dello Stato"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2021/05/14/1620969157-8902258-large.jpg?_=1620969157)
Le parole di Salvini sul presunto «regolamento di conti all'interno dei servizi di intelligence», a proposito del caso dello spyware dell'azienda israeliana Paragon, che sarebbe stato utilizzato per un presunto spionaggio illegale non si sa da parte di chi, agitano ancora le forze politiche. Fibrillazioni per quelle dichiarazioni si sono registrate anche a Palazzo Chigi, dove invece la linea è quella di una presa di distanza netta da accuse e sospetti nei confronti dei nostri apparati di sicurezza. E soprattutto, l'ordine è di non innescare altre polemiche sugli 007, che da settimane, come ha precisato lo stesso Salvini, «riempiono le pagine di giornali». Il vicepremier attribuisce gli ultimi eventi a una guerra intestina, un regolamento di conti, appunto, ma poi blinda gli attuali vertici degli apparati ribadendo «massima fiducia». Resta dunque il giallo sulle possibili divisioni interne.
Di certo c'è che i servizi segreti sono stati tirati in ballo per settimane su casi spinosi per il governo. Finiti al centro di accuse e sospetti, chiamati in causa talvolta dagli stessi esponenti dell'esecutivo, salvo poi esprimere tutti la «massima fiducia».
Il primo scossone di una scia di episodi che hanno chiamato in causa i nostri 007 sulle pagine dei giornali sono state le dimissioni di Elisabetta Belloni da capo del Dis, il dipartimento che coordina le due agenzie. Arrivate il 15 gennaio, prima della scadenza del mandato a maggio, con spiegazioni poco chiare, e retroscena che parlavano di presunte tensioni con il sottosegretario Mantovano e qualche ministro, da lei stessa smentite. Fatto sta che le dimissioni di Belloni sono arrivate mentre Cecilia Sala si trovava ancora rinchiusa nel carcere di Evin, con le polemiche che ne erano scaturite e le domande sul perché i servizi segreti non avessero fatto rientrare la giornalista quando in Italia veniva arrestato l'ingegnere iraniano Mohammed Abedini, accusato di terrorismo dagli Stati Uniti, e poi scarcerato in cambio della liberazione della cronista. Perché insomma nessuno abbia avvertito sul rischio di possibili ritorsioni.
Ma torniamo più indietro. A fine novembre due persone erano state viste vicino all'auto di Andrea Giambruno, parcheggiata davanti alla residenza di Giorgia Meloni. Si sarebbero qualificati, al poliziotto che li ha identificati, come colleghi dell'Aisi. Il fatto ha alimentato altre domande.
Più indietro ancora. A ottobre lo scandalo del presunto dossieraggio all'interno della Direzione nazionale antimafia, innescato da una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, che alla procura di Perugia aveva raccontato di «essere preoccupato», e che i suoi rapporti con l'Aise «non fossero particolarmente buoni»: «In più di un'occasione ho contestato mancate informazioni al ministero della Difesa che avrebbero potuto anche creare problemi alla sicurezza nazionale». Anche lui aveva poi chiarito le sue parole esprimendo massima fiducia nei vertici.
E ieri, lo stesso Crosetto, ha smorzato la versione di Salvini: «Mi auguro che non ci siano mai scontri all'interno dei corpi dello Stato e tra i corpi dello Stato, così come tra poteri. Ho detto pochi giorni fa che auspico dei grandi tavoli di pace. Non credo ci sia una guerra in corso, ma penso che sia utile stemperare gli animi».
Serve stemperarli anche sul fronte dei rapporti tra servizi segreti e magistratura, dopo l'esposto senza precedenti del Dis per una presunta violazione da parte del procuratore di Roma Lo Voi, nella divulgazione di un documento segreto che conteneva la notizia di accertamenti di intelligence nei confronti del capo di gabinetto di Meloni.
Lo Voi ha depositato quell'informativa nell'ambito di una indagine su tre cronisti del Domani, che in quanto indagati hanno avuto accesso al fascicolo. Il sottosegretario Mantovano, nel riferire al Copasir, ha definito quello del Procuratore capitolino un «fatto gravissimo». Resta l'interrogativo sul perché siano stati fatti quegli accertamenti da parte degli 007.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.