Amatrice «Com'è?». I cinque vigili del fuoco della squadra Rovigo 1 sbucano dal cuore aperto della casa di Faizzone, briciola di frazione di Amatrice. Simona, Gianni, Giuseppina e la piccola Francesca attendono in schieramento sotto un sole che scortica l'asfalto. Francesca dietro. Otto anni, lentiggini e due occhi di colori diversi, un viso giorno e notte: «Com'è la mia cameretta?». I pompieri si guardano in un lampo. Non si può rispondere a un bambino di una casa che sul fianco è stata artigliata dal terremoto come una barca da un tornado. «Le lenzuola dove le troviamo?» planano con gentilezza verso la realtà. L'ombra dei caschetti blu davanti alle mura gialle spezzate da un geroglifico di crepe riesce a coprire il dispiacere. I cinque sanno che nelle frazioni di Amatrice che hanno perso anche undici persone in un pugno di case, come a Sommati, bisogna concentrarsi sui particolari, riempire i vuoti del pensiero con ricerche pratiche, argomenti geometrici.
Come la richiesta del punto esatto in cui un cuscino si trova in casa. Una foto. Un bambolotto. Gli oggetti che tornano dall'Ade come pesci addormentati tra i coralli. «La culla me la prendete?», implora Francesca, «No la culla dopo la ferma la madre - nei cassetti della camera ci stanno le lenzuola e le tovaglie ricamate». «Vi prendiamo tutto». «L'organetto. L'organetto de nonno se potete», irrompe Giuseppina, la nonna, trasognata e triste. «Per il saltarello amatriciano», chiarisce Simona. I pompieri si immergono ancora nella casa dei Fasano seguiti dalla voce di Giuseppina: «E nel frigorifero ce sta 'na torta de formaggio, è pe' voi!». I cinque sono sonde fluorescenti che ispezionano i tunnel scavati dal sisma. Si abbassano sotto travi abbattute, decifrano la disposizione di una casa scomposta come rabdomanti in una grotta. Francesca vede la cesta comparire dalla porta. «Le bambole! Sai che l'altro giorno mi hanno preso anche tre peluche».
L'80% delle abitazioni nella zona di Amatrice sono da abbattere, ma decine di squadre dal Veneto a Salerno svolgono questo compito di coraggio e dedizione, dalle otto del mattino finché scende il buio sotto i monti della Laga. Sono millecento i vigili del fuoco impegnati. «Voi c'avete un core, voi siete angeli, rischiate per ridarce un ricordo». Claudio di Cossito è un omone che si scioglie in commozione sul ciglio della strada, in attesa.
Lo dice perché non può credere che qualcuno stia sfidando l'equilibrio rotto delle mura in cui si addormentava prima del terremoto. «Nonno! Nonno mio, voi siete dei grandi!», esclama alla vista della prima cornice. «Questa foto, sapete, me serviva più delle scarpe».
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