È triste constatare come la cultura liberale, e non parliamo neanche di quella liberale e cattolica, non abbia toccato palla neppure con il primo governo di centrodestra realmente interessato alla pratica «cultura». Con qualche lodevole eccezione, il governo Meloni ha premiato, anche giustamente, chi proveniva dalla storia del Msi poi An poi Fratelli d'Italia. La cosa, oltre a essere legittima, ha senso: l'esperienza di governo traghetta, in via definitiva, il post fascismo in una nuova dimensione, quella del conservatorismo, che è un'ampia famiglia alla quale appartiene, non completamente, anche il filone liberale. Il destino dei liberali italiani è sempre stato questo: troppo di destra (libero mercato) per la sinistra e la destra sociale in campo economico; troppo di sinistra per la destra nel campo dei diritti civili. Naturalmente il destino è che conservatori e liberali, prima o poi, si incontrino, specie in campo economico, quando la destra-destra avrà buttato a mare gli ultimi orpelli di dirigismo. Eppure la cultura liberale ha saputo diventare rilevante, grazie all'impegno degli intellettuali, ma anche alla visione imprenditoriale di alcuni editori illuminati, e vogliamo citare i principali, senza togliere nulla ad altri, ovvero Liberilibri e Rubbettino, due colonne a difesa della libertà d'espressione. Per questo appare strano che le scelte cadano sempre su chi viene dalla storia del Msi.
Cosa vogliamo fare con maestri come Dario Antiseri, il più grande filosofo liberale e cattolico, Raimondo Cubeddu, Lorenzo Infantino, Carlo Lottieri, Marco Bassani, Giovanni Orsina, Francesco Perfetti, e so di essermi ficcato nei guai, perché certamente dimentico qualcuno? Vogliamo che il centrodestra ignori questa ricchezza? Perché nessuno di costoro è stato chiamato in qualche ruolo culturale di primaria importanza? E la componente liberale del governo che fa? Se ne lava le mani? Non ha ancora capito che se non ha saputo conservare la maggioranza dei voti nel centrodestra è proprio perché ha preso sottogamba la cultura? Come crede che si crei il consenso sulla lunga durata? Si crea con la cultura, Giorgia Meloni l'ha capito benissimo. E non significa, per gli intellettuali, essere organici a niente e a nessuno: il loro compito è diffondere il proprio punto di vista, tocca alla politica elaborarlo e tradurlo in un programma vincente.
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