Quelle dimissioni precipitose dei ministri. Alla berlina ma poi scagionati da ogni sospetto

Da Lupi a De Girolamo e Guidi, gli scandali finiti nel nulla

Quelle dimissioni precipitose dei ministri. Alla berlina ma poi scagionati da ogni sospetto
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Mentre l'opposizione chiede le dimissioni di Daniela Santanchè, l'ala garantista della maggioranza, che spinge il ministro del Turismo a restare al suo posto, ricorda la sfilza di colleghi che negli anni si sono dimessi per inchieste o intercettazioni poi finite nel nulla. Vite e reputazioni massacrate dalla gogna mediatica, non solo prima di una sentenza, in alcuni casi senza essere nemmeno indagati, ma finiti comunque nei brogliacci delle intercettazioni. C'è chi ha fatto un passo indietro lasciando l'incarico, ma anche chi si è ritirato definitivamente dalla politica.

Nunzia De Girolamo nel 2014 era ministro dell'Agricoltura del governo Letta. La pubblicazione di alcune conversazioni di un'inchiesta sulla gestione dell'Asl di Benevento la aveva spinta a lasciare. «La mia vita di politico e di persona è stata travolta da un linciaggio e un accanimento senza precedenti», aveva detto nel suo discorso alle Camere per comunicare il passo indietro. L'ex ministro era stata poi rinviata a giudizio insieme ad altri imputati. Al centro della vicenda giudiziaria l'esistenza di quello che gli inquirenti all'epoca avevano definito «un direttorio politico-partitico» che avrebbe influenzato la gestione dell'Asl, e di cui la De Girolamo sarebbe stata a capo. Lo schema accusatorio secondo cui l'ex ministra era coinvolta si è sgretolato già in primo grado, e nove anni dopo i fatti è stata confermata la sua assoluzione anche in secondo grado.

Non è mai stata neanche indagata Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico del governo Renzi. Nel 2014 la sua vita privata era stata travolta dalla pubblicazione di alcune telefonate con il compagno, Gianluca Gemelli - coinvolto solo inizialmente e poi archiviato nell'inchiesta Tempa Rossa della Procura di Potenza, sul petrolio in Basilicata. Guidi aveva deciso di dimettersi dopo essere stata travolta mediaticamente pur non essendo coinvolta nell'indagine. Dettagli della sua vita privata erano finiti sui giornali, insieme ai sospetti sul suo operato, rivelatosi invece sempre legittimo. L'inchiesta aveva fatto tremare il governo, tanto che per i grillini era addirittura un'indagine «peggiore di Tangentopoli». Guidi invece non è stata mai indagata, nemmeno successivamente, ma tacciata di conflitto di interesse dagli avversari politici. Anche per questo ha deciso di chiudere definitivamente con la politica, mentre quel filone giudiziario è finito nel nulla con l'archiviazione anche del compagno.

Ancora nel 2015, ha deciso di dimettersi Maurizio Lupi, all'epoca ministro delle Infrastrutture. Un'indagine della Procura di Firenze sulle Grandi opere aveva travolto il ministero. Si ipotizzava una presunta cupola in grado di pilotare i grandi appalti pubblici in tutta Italia. Lupi non è mai stato nemmeno indagato, ma il suo nome era finito nelle intercettazioni per un Rolex regalato a suo figlio da uno degli indagati. Tutta l'inchiesta è finita nel 2017 nel nulla, con una sfilza di archiviazioni. Nessuna cupola. Più indietro negli anni, nel 2008, le dimissioni da ministro della Giustizia di Clemente Mastella avevano fatto cadere il governo Prodi.

La Procura di Santa Maria Capua Vetere lo aveva messo sotto inchiesta con la moglie, Sandra Lonardo, accusandolo di concussione nei confronti del governatore della Campania dell'epoca, Antonio Bassolino, per presunti illeciti nelle nomine alle Asl e in altri settori pubblici. Nove anni dopo entrambi sono stati assolti da tutto.

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