"Questo è l'indirizzo di casa di Draghi" "Tiriamo le molotov ai camion delle tv"

Le chat su Telegram rivelano progetti violenti: "I lacrimogeni vedo di procurarli io". "Usiamo la pistola al peperoncino"

"Questo è l'indirizzo di casa di Draghi" "Tiriamo le molotov ai camion delle tv"

«Istigazione alla commissione di delitti connotati dalla violenza contro persone e cose nell'ambito delle iniziative vole ad affermare le convinzioni della cosiddetta area No Vax medianti azioni violente tese a mutare o condizionare la politica governativa in tema di campagna vaccinale»: è questo, contenuto nel decreto di perquisizione eseguito ieri mattina, il nocciolo dell'accusa che i pm di Milano muovono agli otto «Guerrieri» finiti sotto inchiesta. È una accusa basata su una infinità di comunicazioni intercettate da Digos e Polizia postale, e ora contenute nel fascicolo d'inchiesta.

Ci sono frasi esplicite sugli attrezzi da usare negli scontri con la polizia: «I lacrimogeni vedo di procurarmeli io, nell'armeria online ho visto che sono di libera vendita», «La pistola con lo spray al peperoncino ha una gittata fino a sei metri, se anche hanno i caschi basta un piccolo spruzzo che passa sotto la visiera e sono fottuti, accecati per almeno mezz'ora», «ce l'ho, l'ho pure usata e funziona alla grande, la pistola costa meno di 50 euro, le ricariche si trovano già meno su Amazon, abbondando invece in tutte le armerie online di tutta Italia, le spediscono in pochi giorni». Del grande complotto incarnato dall'epidemia Covid fanno parte anche i nuovi sistemi di telecomunicazioni, infatti tra i progetti del gruppo c'è anche il piano per attaccare le antenne del 5G, «Sono bene esposte bisogna bruciarle come anno (sic) fatto in India, basta avere la mira giusta alla distanza. Se ne può mettere fuori uso tanti contemporaneamente così diventeranno matti nel correre dietro a ripararle».

Il piano per attaccare con un lancio di uova Roberto Speranza durante una festa di sinistra del Padovano è naufragato per un cambio di programma del ministro ma il gruppo puntava ancora più in alto: «L'appartamento di Mario Draghi è situato al numero di (...) quartiere di (...). Questa fonte non è sicura ma se qualcuno è di (...)». Oppure: «Radere al suolo il Parlamento con tutti loro dentro, basta un piccolo drone pilotato a distanza da uno dei tetti di Roma, un 500 grammi di tritolo e lo lasci cadere durante la seduta, non resterà nessuna prova e farà il suo effetto». E ancora: «Ho anche le istruzioni per costruire detonatori da remoto» «Perfetto, mettiti in contatto con (...)».

Negli interrogatori dei prossimi giorni è facile immaginare che gli autori cercheranno di liquidare queste frasi come battute in libertà. Ma il materiale sequestrato ieri mattina conferma che i «Guerrieri» si preparavano a passare all'azione. E ad andarci di mezzo sarebbero stati per primi gli operatori dell'informazione: «Noi quando andiamo a Roma i primi che dobbiamo colpire sono i giornalisti», si legge nel post di uno degli indagati, «sono da fare fuori». Risponde un altro: «Vediamo i camion delle televisioni e li facciamo saltare con le molotov».

Ora le intercettazioni captate durante l'inchiesta saranno il punto di partenza

per ricostruire nei dettagli la rete di rapporti degli indagati: compresi i contatti con gli altri gruppi analoghi. Perché purtroppo è certo che i «Guerrieri» non erano i soli a voler trasformare la protesta in violenza.

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