Questo regime va abbattuto

La rivoluzione femminista iraniana è la protagonista della lotta, ne è l'origine e la testa, l'oppressione della donna, come ha scritto Bernard Lewis, è il problema numero uno del mondo islamico

Questo regime va abbattuto

Zelensky e il popolo iraniano uniti nella lotta. Non è un caso né una scoperta del Time che il popolo ucraino e le donne iraniane vengano accostati nella sua scelta di eccellenza per l'anno passato. È una vicinanza non solo nell'eroismo, nella lotta per la libertà, ma soprattutto nel disegnare i capisaldi di una nuova mappa strategica obbligatoria saldata nel concetto di libertà e di rispetto dei diritti, e questa è una buona notizia, ma anche in quella di un cambiamento strategico generale, una rivoluzione concettuale che deve spazzare via vecchi accordi e interessi, che comporta cambiamenti e sacrifici e anche un orizzonte comune per le democrazie, e per chi è loro amico.

Se fino a ieri, come si è visto con la Germania o con forze varie anche nostrane verso Mosca, e verso l'Iran con gli Stati Uniti e con compiacenti uomini di affari e lungimiranti politici, erano possibili tentennamenti, discorsi ambigui (del genere: «Putin ha torto marcio, ma perseguiremo la pace a ogni costo» o «Le donne iraniane sono eroiche, siamo con la loro riscossa femminista e libertaria, ma bisogna perseguire l'accordo nucleare col regime e puntare a un governo di moderati») oggi questo non esiste più. È una semplice vergogna, un'impossibilità politica e pratica credere nella trattativa diplomatica e in generale sul dialogo con le élite al potere in questi due Paesi divenuti esempi feroci e scriteriati nello schiacciare la libertà. Il Consiglio dell'Onu per i diritti umani per la prima volta ha visto 25 dei suoi 47 membri votare a favore (e 16 astenersi) su una commissione d'indagine in Iran. I Paesi che dicono no: Cina, Cuba, Pakistan, Eritrea, Armenia e naturalmente Venezuela, con cui gli ayatollah stanno trattando l'eventuale via di fuga.

Gli Usa sono i maggiori nemici di Putin e nonostante le trattative per il nucleare non siano ancora chiuse, ormai a Washington la sfiducia è grande, e la portavoce di Biden Karine Jean Pierre ha detto: «Mosca aiuta la repubblica Islamica nel sopprimere le dimostrazioni. L'Iran e la Russia stanno avvicinandosi sempre di più via via che sono più isolate». Il Congresso americano studia una risoluzione bipartisan sull'Iran mentre i Russi sono stati già condannati più volte; i droni iraniani proprio come i missili balistici terra terra uccidono gli ucraini, mentre le Guardie Rivoluzionarie vanno in Crimea a fare il training ai russi. Di là si uccidono ucraini, di qua si fanno fuori i ragazzi disarmati che ormai oltre che sulle strade vengono macellati appendendoli alle gru sulle piazze di Teheran. E non in vergognoso silenzio, ma con continui manifesti imperialistici sia da parte russa sia da parte iraniana. La Repubblica Islamica proclama di fronteggiare «gli arroganti governi occidentali», e questo è anche quello che pretende Putin. E noi, i governi occidentali dobbiamo ascoltare: in difesa della libertà siamo costretti finalmente a individuare un fronte in cui l'ambiguità è finita.

Infine la rivoluzione femminista iraniana è la protagonista della lotta, ne è l'origine e la testa, l'oppressione della donna, come ha scritto Bernard Lewis, è il problema numero uno del mondo islamico. E ora è sul fronte di guerra, magnifica svolta epocale.

Dunque, si tratta di capire che libertà, donne, dissidenti, Lgbtq, bomba atomica, terrorismo, aggressione continua la nostro mondo richiedono una cosa molto semplice e molto difficile, unica: cambiamenti di regime. Questo occorre per la pace, questo occorre per il popolo iraniano. E niente altro.

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