Quirinale, quando la sinistra impose i suoi presidenti

La prima elezione di Napolitano e il tentativo di spedire Prodi al Colle dimostrano quanto la sinistra non abbia mai cercato una reale convergenza col centrodestra. E anche il caso Mattarella lo conferma

Quirinale, quando la sinistra impose i suoi presidenti

Il prossimo presidente della Repubblica? “Deve essere condiviso e super partes” è stato l'imperativo categorico della sinistra giallorossa di questi ultimi giorni.

Un imperativo che nasconde due caratteristiche essenziali del nuovo Capo dello Stato: 'super partes' significa 'di sinistra', mentre 'condiviso' significa scelto 'dalla sinistra'. A dirlo sono i precedenti. Nella Seconda Repubblica il centrosinistra ha sempre avuto i numeri per indicare il candidato ma, fatta eccezione per il 1999 quando Carlo Azeglio Ciampi fu eletto al primo turno, non vi è mai stata una reale condivisione col centrodestra nella scelta del nuovo inquilino del Quirinale. Nel 2006, infatti, dopo un iniziale tentativo di Massimo D'Alema di salire al Colle, la sinistra impose il nome di Giorgio Napolitano, nonostante le dichiarazioni dei leader dell'epoca lasciassero pensare che fosse possibile giungere a una scelta condivisa.

"Mi pare evidente che il metodo che dobbiamo seguire è quello che abbiamo seguito con Cossiga prima e con Ciampi dopo. Verifichiamo la possibilità di una candidatura di larga convergenza democratica che consenta di avere un presidente della Repubblica con un consenso larghissimo, accentuando così quel suo profilo di rappresentante dell'unità del paese e garante della stabilità delle istituzioni”, dichiarò a Repubblica l'allora segretario dei Ds Piero Fassino. Un ragionamento simile fu fatto anche da Massimo D'Alema che, al Corriere della Sera, disse: “Qui dobbiamo cercare il massimo di convergenza possibile”. Ovviamente l'ex premier sperava che tale convergenza lo portasse al Colle, ma non fu la ritrosia del centrodestra a sbarrargli la strada bensì le divisioni all'interno del suo stesso partito. Alla quarta votazione fu eletto Giorgio Napolitano senza i voti del centrodestra proprio perché l'ex presidente della Camera non era certamente una figura super partes. Nella Prima Repubblica era stato il dirigente del Pci che intratteneva i rapporti con Mosca, mentre nella Seconda aveva promosso, insieme a Livio Turco, una riforma dell'immigrazione che avrebbe di fatto spalancato le porte del nostro Paese ai migranti di ogni provenienza.

Nel 2013 la scelta del nuovo Capo di Stato cadde a pochi giorni dalle elezioni Politiche che avevano sancito l'exploit del M5S e paralizzato il Parlamento. Un accordo di governo tra centrodestra e centrosinistra, accertata l'indisponibilità dei grillini a dialogare col Pd, era dunque inevitabile. Pier Luigi Bersani inizialmente propose Franco Marini che fu accettato dal centrodestra, ma impallinato da Matteo Renzi (e non solo). L'allora segretario del Pd, trovatosi in grandissima difficoltà, per uscire rapidamente dal pantano, nel corso di una direzione del partito propose Romano Prodi. "C'è un solo candidato, per noi, al Quirinale, vi propongo di votarlo”, disse ricevendo l'unanimità del consenso dei presenti. Com'è noto, poi, arrivò la bocciatura per mano dei 101 franchi tiratori. A distanza di tanti anni, però, non colpisce tanto il tradimento dei parlamentari Pd quanto la sfrontatezza di chi riteneva di poter far passare l'ex leader dell'Ulivo come un uomo non divisivo. Parliamo di Rosy Bindi che all'epoca ebbe l'ardire di affermare:"Io inviterei il Pdl a riflettere su questo: se c'è una possibilità di dialogo istituzionale vero in questo Paese, questa può cominciare proprio con Romano Prodi alla presidenza della Repubblica". La bugia era talmente grossa da rendere inevitabile il niet da parte del centrodestra e così si arrivò alla rielezione di Napolitano.

Anche nel 2015, come ha ricordato anche il direttore Augusto Minzolini in un suo editoriale, il Pd ruppe ogni possibilità di dialogo imponendo il nome di Sergio Mattarella che, infatti, fu eletto senza l'appoggio del centrodestra. Tre esempi concreti che dimostrano come il centrosinistra oggi predichi bene, ma nel recente passato abbia razzolato malissimo...

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