Alla fine Angelino Alfano ha ceduto al ricatto di Matteo Renzi. Dopo una riunione di buon mattino, infatti, i grandi elettori dell'area popolare (Ncd-Udc) hanno deciso di sposare la linea del Pd e di acconsentire all'elezione di Sergio Mattarella.
"Voteremo sì, ma il metodo del premier Matteo Renzi resta sbagliato e l’appello di ieri non è bastato", avverte però Alfano. Tra i grandi elettori solo in quattro si sono astenuti durante la riunione. Tra questi, oltre a Azzolini, Albertini e Costa, c'è anche Giovanardi, che ha "bacchettato" i colleghi per le dichiarazioni alla stampa: "Sarebbe meglio che chi non è d’accordo parlasse anche nelle nostre riunioni", ha detto l'ex ministro.
Va invece verso la scheda bianca Forza Italia, anche se il pressing dei popolari resta alto. "Io lavoro da due giorni per portare non solo Ncd ma anche Forza Italia a convergere su Mattarella", ha spiegato Pier Ferdinando Casini, un altro dei "papabili" alla vigilia del voto. "La mia candidatura come quella di Amato, nasceva nella logica del patto del Nazareno", racconta ora il leader di Udc, "E così la pensava anche Renzi. Poi se ne è uscito fuori con Mattarella. Che le devo dire? A me ha raccontato che sul mio nome non ci sarebbero stati i voti della minoranza Pd. Eppure Bersani mi aveva assicurato di non avere nulla in contrario...".
Alle 9,30 intanto è iniziata la quarta votazione, la prima che richiede la maggioranza assoluta e non i due terzi dei 1009 votanti. Questo significa che il quorum scende a 505 voti.
Nel Pd resta il rischio di franchi tiratori, che nel segreto dell'urna potrebbero votare in modo diverso da quanto dettato da Renzi, ma anche senza Forza Italia e Ncd la sinistra ha un margine di 55 voti. Su Mattarella, tra l'altro, dovrebbero convergere anche 6 voti degli ex grillini, anche se la maggioranza dei fuoriusciti dal M5S resta favorevole a Rodotà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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