Rabbia Meloni. "Non mi faccio intimidire. Vado avanti senza paura"

Annuncio sui social dell'avviso di garanzia. E avverte tutti: "A testa alta, io non ricattabile"

Rabbia Meloni. "Non mi faccio intimidire. Vado avanti senza paura"
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Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni gioca d'anticipo. E così, ieri pomeriggio, poco prima delle 17, appena la Procura di Roma consegna la comunicazione giudiziaria agli uffici di Palazzo Chigi, il capo dell'Esecutivo non perde tempo, posta un video di due minuti per annunciare di aver ricevuto un avviso di garanzia. L'accusa è favoreggiamento e peculato. Tailleur giallo e sfondo blu, senza alcun riferimento alle stanze di Chigi, la premier si mostra combattiva, esibisce in video la carta intestata della Procura di Roma. È arrivata da una trentina di minuti. La rabbia è tanta. La leader di Fdi è pronta a imbracciare la spada per giocare alla pari la sfida appena lanciata dalle toghe. Singolare che l'avviso di garanzia arrivi dopo il via libera alla separazione delle carriere, riforma storica per la giustizia italiana varata dal centrodestra, e tre giorni dopo la mobilitazione dei giudici in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. «La notizia di oggi è questa, il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri - annuncia Meloni. Che poi spiega: L'avviso di garanzia è stato inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall'avvocato Luigi Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi». La denuncia di Ligotti ha determinato l'apertura di un fascicolo alla Procura di Roma, poi trasmesso al collegio del Tribunale dei ministri. Ora l'incartamento giudiziario sarà trasmesso alle Camera per avviare l'iter per l'autorizzazione a procedere. Mezzo governo finisce nel mirino della magistratura per il caso di Osama Najim Almasri Habish, il libico accusato dall'Interpol di traffico di esseri umani in Libia e sui cui pende un mandato di cattura spiccato dalla Corte Internazionale di Giustizia, arrestato in Italia e riportato in Libia con un aereo di Stato. Lo Voi (citato da Meloni nel video) ha rappresentato l'accusa nel processo contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio nella vicenda Open Arms. Ma subito dopo, Meloni passa al contrattacco: «Io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile non mi faccio intimidire è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l'Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione. A testa alta e senza paura». Eccolo il tono della leader che prende il sopravvento sul capo del governo. Per la sinistra, l'avviso di garanzia è un atto dovuto, per il governo si tratta di un atto politico. La premier poi ritorna sul caso Almasri: «Ora i fatti sono abbastanza noti la Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei». C'è il sospetto di una manovra studiata a tavolino. In quei due minuti Meloni fa già capire di non aver alcuna intenzione di arretrare. Anzi, intende (anche da capo del governo) rispondere colpo su colpo. Una linea sposata da tutto il governo. Subito i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani fanno giungere il pieno sostegno al presidente del Consiglio.

Infine, va registrato il tempismo dell'avviso di garanzia. Oggi era in programma in Parlamento la doppia informativa dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri. Dopo l'entrata a gamba tesa della Procura l'informativa è saltata.

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