"Mi chiamo Mussolini e vi dico perché Gramellini sbaglia..."

Rachele Mussolini, in questa intervista, replica a Massimo Gramellini che si è unito al coro di indignati per il suo successo elettorale

"Mi chiamo Mussolini e vi dico perché Gramellini sbaglia..."

"Il dottor Gramellini si commenta da solo". Rachele Mussolini, in questa lunga intervista che ci ha concesso, replica così al vicedirettore del Corriere della Sera che, 'nel suo caffè' odierno, si è unito al coro di indignati per il successo elettorale che la nipote del Duce ha ottenuto a Roma.

Cosa la infastidisce di più dell'editoriale di Gramellini?

"Il dottor Gramellini si è fermato a un dato anagrafico, il mio nome e il mio cognome, facendo valutazioni superficiali, semplicistiche e, se mi permette, anche offensive. Per il mio partito, Fratelli d’Italia, che sta continuando a crescere in maniera esponenziale grazie alla coerenza che ci contraddistingue; e per la sottoscritta, che nel corso di questi cinque anni di mandato elettorale ha lavorato quotidianamente con impegno e dedizione, prendendo parte a commissioni, producendo atti, portando avanti iniziative e girando tra la gente in modo da conoscere ancora meglio, sentendolo direttamente dalla bocca dei cittadini, i problemi di Roma. E tutto con un unico obiettivo: dare in maniera concreta il proprio contributo alla nostra città".

Lei a Roma ha fatto il boom di voti e, a sinistra, si grida allo scandalo. Ma si può sostenere che i romani hanno eletto una "pericolosa fascista"?

"La sinistra può dire quello che vuole, a me non interessa. Tra l’altro alcuni dei suoi elettori mi hanno scelta col voto disgiunto. Piuttosto credo che i romani abbiano capito che sono una persona che ha messo in primo piano l’impegno preso nel 2016, lavorando pancia a terra e prestando molta attenzione a questioni civiche e concrete come i rifiuti o il deficit di sicurezza diffusa, ma anche andando direttamente sul territorio per parlare con le famiglie che vivono il disagio dei quartieri più popolari. In questi anni sono entrata nelle case di centinaia di persone e mi sono potuta immedesimare con le difficoltà che questa gente si trovava ad affrontare perché magari veniva ingiustamente scavalcata in una graduatoria o esclusa da bonus e sussidi vitali. E questo, probabilmente, ha pagato. Soprattutto perché di una cosa sono assolutamente certa: qualunque cosa io abbia fatto, ho sempre agito con piglio e tenacia. E in futuro proseguirò sulla stessa strada".

Considera il suo nome e cognome "un peso"?

"Tutt’altro. Ho imparato sin da bambina a conviverci. A scuola le mie coetanee mi additavano, ma poi è venuta fuori Rachele e la persona prevale sul proprio cognome, per quanto pesante".

Crede che tutte queste polemiche possano danneggiare Michetti in vista del ballottaggio?

"Assolutamente no. Enrico Michetti è un bravo amministratore, una figura decisamente diversa da quelle che in genere candidano le solite consorterie d’affari. A parlare per lui sono le decine e decine di incarichi conferitigli anche da amministrazioni di sinistra per risolvere i problemi e le questioni amministrative di tanti comuni. Insomma, credo in tutta onestà che Enrico Michetti possa essere il candidato sindaco ideale a Roma. Ora più che mai, infatti, serve una persona che sia davvero capace di risolvere i tanti problemi della Capitale, e non una che deve imparare ad amministrare sulla pelle dei romani. Abbiamo già perso troppo tempo".

Sarebbe scontato chiederle un giudizio sul fascismo, ma se vuole dirci la sua...

"Guardi io sono in Fratelli d’Italia dal 2016, cioè in un movimento politico che ha adottato da sempre un codice deontologico definito. Nel nostro movimento non c’è spazio per odio razziale, tentazioni totalitarie o nostalgie storiche. Sono segni distintivi che ci portiamo naturalmente addosso in politica come nella vita".

E, soprattutto, che sensazioni le provoca dover sempre, in qualche modo, far i conti con quel periodo storico?

"Non nutro sensazioni particolari. Lei lo definisce periodo storico? Anche io, per questo a volte dico “parlare di fascismo è una storia lunga”. Credo sia uno di quei periodi per i quali la bibliografia nazionale ed internazionale si sia spesa molto, è sempre pronta una nuova opera per parlare di quel tempo. Sono autori ed editori che parlano del Fascismo e lo fanno normalmente in termini storici.

Io personalmente preferisco fare i conti con questo tempo che reputo infausto e difficile per un paese che meriterebbe miglior governo. Preferisco guardare ai destini della mia città, al futuro dei tanti figli di Roma che qui decideranno di crescere e vivere. E non sarà un cognome a fare la differenza, ma l’impegno della persona".

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