Hamas "accetta" la tregua. Ma Israele attacca Rafah

Operazione a sud della Striscia: in fuga 100mila persone. Hanyeh ferma i colloqui, poi apre. Ma Tel Aviv: "Un trucco, nessun testo concordato"

Hamas "accetta" la tregua. Ma Israele attacca Rafah
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Una guerra psicologia e di propaganda, che va di pari passo con quella sul campo. Dura appena pochi minuti il sollievo per l'annuncio di Hamas, che tramite il suo grande capo politico, Ismail Haniyeh, nella serata di ieri fa sapere di aver accettato la proposta mediata da Egitto e Qatar per il rilascio degli ostaggi e una tregua di sei settimane nella Striscia di Gaza, «dopo aver ricevuto - dicono - garanzie dagli Stati Uniti». I palestinesi festeggiano. Ma a frenare gli entusiasmi arriva subito Israele, che sbugiarda il gruppo estremista palestinese: «È un trucco. La proposta non è quella che abbiamo concordato». Modificata, lo Stato ebraico e gli Stati Uniti «con i partner della regione» stanno valutando la nuova, che prevederebbe tre fasi di 42 giorni ciascuna, ma contemplerebbe nella seconda fase l'approvazione alla fine delle ostilità e al ritiro completo dell'Idf, opzioni da sempre considerate irricevibili da Israele. L'accordo non c'è ancora, dunque, e gli ultimi sviluppi a Gaza dimostrano che il tempo sta per scadere: l'offensiva a Rafah è già iniziata con attacchi mirati e l'evacuazione di 100mila civili palestinesi nell'est della città è cominciata. Il gabinetto di guerra israeliano ha deciso «all'unanimità che Israele continuerà l'operazione a Rafah per esercitare pressione militare su Hamas al fine di accelerare il rilascio dei nostri ostaggi e distruggere le capacità militari e di governo di Hamas», ha detto in serata il portavoce del Governo israeliano Ofir Gendelman. Mentre fonti palestinesi riferiscono che veicoli blindati stanno già avanzando in città.

Dalle 8 di ieri mattina, l'esercito dello Stato ebraico (Idf) ha cominciato a lanciare volantini sulla zona est di Rafah, ultima roccaforte di Hamas nella Striscia. Ai palestinesi ammassati nell'area orientale della città al confine con l'Egitto sono stati inviati sms e sono arrivate telefonate con le istruzioni sulle aree da lasciare e le strade da percorrere per raggiungere le zone in grado di offrire aiuto umanitario, al-Mawasi e Khan Younis, nel sud della Striscia, dove ci sono tende e ospedali da campo. È partito così, da Israele, il primo ordine di evacuazione temporaneo nella parte orientale di Rafah. Subito dopo, almeno due zone al centro del piano di evacuazione sono state bombardate dai caccia dell'Idf, provocando 26 morti, tra cui 11 bambini e 8 donne. In tutto sono stati più di 50 i raid nell'area cittadina. Israele fa sul serio, Hamas lo ha capito e soffia su un'intesa che ancora non c'è. Il messaggio è chiaro: tutto è pronto per l'ingresso in città delle truppe israeliane. «Non è rimasta altra scelta», spiega il ministro della Difesa Yoav Gallant, prima al capo del Pentagono Lloyd Austin e poi alle famiglie dei rapiti: «Il rifiuto di Hamas di qualsiasi piano per la liberazione degli ostaggi a Gaza ci costringe a iniziare l'operazione a Rafah». Il sottotesto del messaggio è però un altro, confermato da un funzionario di Tel Aviv: se Hamas accettasse la proposta di accordo, il governo israeliano sospenderebbe l'attacco. Finché non arriva l'intesa, si va avanti. Una prospettiva che preoccupa non solo i palestinesi e l'Anp ma tutta la comunità internazionale, tanto che Joe Biden ha sentito di nuovo ieri al telefono il primo ministro Benjamin Netanyahu per scongiurare lo scenario, mentre l'Onu bolla l'ordine di evacuazione come «disumano».

La situazione già drammatica a Gaza è destinata a peggiorare ulteriormente con l'offensiva a Rafah, dove sono rifugiati un milione e mezzo di sfollati palestinesi e contro la quale, insieme a Biden, anche Emmanuel Macron ribadisce «ferma opposizione». I terroristi palestinesi si preparano al peggio e avvertono: «Non sarà una passeggiata per Israele», «la pericolosa escalation avrà conseguenze», tra cui, in un primo momento ci sarebbe stata la decisione di sospendere i negoziati al Cairo.

A complicare i colloqui ha contribuito il lancio di razzi di Hamas da Rafah contro l'Idf vicino al valico

di Kerem Shalom e quelli della jihad islamica anche in serata. Biden chiede calma a Netanyahu ma gli sviluppi sono appesi alle trattative, ormai a un punto decisivo, con il capo della Cia, William Burns, oggi in Israele.

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