Si è evitata una «catastrofe economica e sociale» per il territorio e per il petrolchimico di Siracusa, dice la deputata azzurra Stefania Prestigiacomo. Il suo emendamento approvato nel decreto Aiuti apre uno spiraglio per la salvezza della raffineria Isab di Priolo, nel siracusano, stabilimento italiano ma riconducibile al gruppo russo Lukoil. L'azienda - 5mila dipendenti tra diretti e indiretti dell'indotto - era finita in ginocchio per le sanzioni inflitte a Mosca. L'emendamento di Forza Italia prevedeva l'apertura di un tavolo entro dieci giorni dalla pubblicazione del provvedimento per individuare «adeguate soluzioni per la prosecuzione dell'attività dell'azienda, salvaguardando i livelli occupazionali e il mantenimento della produzione». Tavolo che è stato convocato ieri dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per il 2 agosto, partecipano anche il ministero dell'Economia e quello della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani.
Onorevole Prestigiacomo, si è scongiurata la chiusura?
«Il tavolo al Mise per trovare una soluzione è un risultato fondamentale per salvare la raffineria. Voglio ringraziare il ministro Giorgetti per averlo convocato in modo così veloce e puntuale dopo l'approvazione del decreto. Forza Italia ha condotto questa battaglia in solitaria in un momento politico delicatissimo con la guerra in Ucraina e le sanzioni a Mosca. La situazione era gravissima, la Sicilia rischiava di pagare ingiustamente un prezzo altissimo per il conflitto».
Come si è arrivati a questa situazione?
«L'azienda non era e non è un soggetto sanzionato, è uno stabilimento a tutti gli effetti italiano anche se riconducibile al gruppo russo Lukoil. A seguito delle sanzioni scattate per l'aggressione all'Ucraina erano state chiuse le linee di credito da parte delle banche, costringendo l'azienda a raffinare solo il petrolio che giunge via mare dalla Russia. Con l'embargo del greggio russo deciso dal Consiglio Ue e dunque l'imminente blocco delle importazioni, la chiusura della raffineria sarebbe stata inevitabile».
Temevate il rischio di un'emergenza sociale?
«L'effetto domino sarebbe scattato in tutta la zona industriale siracusana, con la perdita di migliaia di posti di lavoro, di una quota importante del Pil siciliano e del 25% della capacità di raffinazione nazionale».
Qual è ora la possibile soluzione sul tavolo del Mise?
«Potrebbe essere quella che noi come Forza Italia abbiamo indicato da subito: estendere le garanzie di Sace anche a Isab. Attraverso la garanzia pubblica l'azienda potrebbe tornare a operare sul mercato libero del greggio e assicurare la produzione e i livelli occupazionali diretti, dell'indotto e delle imprese a vario titolo collegate alla raffineria.
Siamo sollevati che pur nella delicatezza della situazione internazionale il governo abbia compreso, dopo una lunga discussione, la drammaticità della situazione e abbia individuato l'inizio di un percorso di garanzia per il lavoro e le produzioni siracusane».
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