È scattata la rappresaglia per le nomine in Rai fatte dalla maggioranza di governo. Con l'uscita volontaria di Fazio e della Annunziata si è ufficialmente aperta la guerriglia, dopo una fase interlocutoria in cui Pd e M5s hanno cercato di incassare direzioni e poltrone varie (operazione riuscita, i dem hanno la bellezza di nove direzioni in Rai, pur essendo all'opposizione). Chiusa la partita delle nomine, si apre lo scontro a fuoco. Ogni pretesto è valido, ammesse anche entrate sugli stinchi. I campi di battaglia sono l'azienda, il cda, e la Vigilanza Rai, che in quanto commissione di garanzia è guidata dalla minoranza parlamentare (la presiede la grillina Floridia). Una tribuna utile per montare polemiche contro il governo.
Dopo aver convocato il ministro dell'Economia per dare riferire sull'annunciata eliminazione del canone Rai dalla bolletta elettrica, la Vigilanza ha concentrato l'attenzione su RaiNews24, colpevole di aver trasmesso il comizio per la chiusura della campagna del centrodestra a Catania. «Si tratta di una violazione gravissima della par condicio che non si ricorda essere mai accaduta e di cui il direttore della testata e i vertici dell'azienda devono rendere conto immediatamente. Presenteremo sul caso un esposto all'Agcom» scrivono in una nota i parlamentari M5s della Vigilanza. Stessa cosa fanno i colleghi del Pd. «La Vigilanza valuterà con estrema attenzione questo caso, si può profilare la violazione della par condicio» annuncia la presidente Floridia. Un attacco concentrico che costringe l'ad Rai, Roberto Sergio, ad un comunicato in cui spiega che, dopo un colloquio, «il direttore di Rainews24 ha precisato che la testata nell'arco della giornata ha dato ampio spazio a tutte le forze politiche». Il problema è che il direttore di RaiNews24, Paolo Petrecca, è considerato in quota Fdi, di qui le bordate dell'opposizione. In realtà non è stato trasmesso il comizio integrale, ma solo «quelli che in gergo vengono definiti affacci di tre minuti a testa ai vicepremier Salvini e Tajani, e di quattro minuti per il premier Meloni. Interventi bilanciati, nel corso della giornata, per una durata complessiva pari a quella degli esponenti di centrodestra, con i sonori trasmessi dei leader delle opposizioni Conte e Schlein» spiega una nota di Pluralismo e Libertà, componente di minoranza dell'Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti Rai. Il canale all news della Rai resterà un osservato speciale, come lo sarà il Tg1 di Gian Marco Chiocci, vicino alla Meloni, quindi un nemico da colpire per l'opposizione e i giornali amici.
Altro fronte a Viale Mazzini, stavolta ci va di mezzo Luca Barbareschi, attore con un passato finiano e simpatie meloniane, per le frasi dette in una intervista di venti giorni fa (sulle attrici che si fanno pubblicità denunciando presunte molestie). A scoppio ritardato, i consiglieri Rai di opposizione Laganà e Bria (Pd) chiedono la censura per Barbareschi, ovvero «la cancellazione» della nuova seconda stagione del suo programma sul Tre «In Barba a tutto». «Momenti comici in Rai - risponde Barbareschi -. Io non ho nessun contratto e quindi quella che vediamo è censura preventiva sulla base di un mio legittimo pensiero». Anche lui nella black list in quanto attore non di sinistra. Nel frattempo il Codacons fa istanza ai vertici Rai e all'Agcom per l'immediata sospensione di In Mezz'ora in più», il programma (in palinsesto per tutto giugno) della Annunziata, che ha appena annunciato dimissioni perché «non condivide nulla» del governo Meloni.
«Una giornalista che manifesta così apertamente la sua avversione ad un partito o ad uno schieramento, non può condurre un programma di approfondimento garantendo ai telespettatori imparzialità e correttezza» scrive l'associazione dei consumatori.
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