Le invocazioni ad Allah intonate sotto il crocifisso. I versetti del Corano declamati tra le antiche mura di una chiesa. Ai progressisti l'ipotesi piace moltissimo e infatti la reputano praticabile. Altri invece la considerano una «provocazione offensiva». Un inchino alla mezzaluna che rischia di trasformarsi nell'ennesimo arretramento dei valori occidentali.
A Cantù, in provincia di Como, il Ramadan potrebbe essere celebrato in chiesa: la discutibile idea, già al centro di malumori e di reazioni contrariate, è stata partorita a sinistra dopo che il Comune aveva negato agli islamici di poter utilizzare il loro capannone «non in regola».
Pensa che ti ripensa, tra i progressisti è nata così l'idea di proporre alla comunità cristiana di concedere ai musulmani la centralissima chiesa di Santa Maria. A farsi portavoce dell'istanza, l'ex presidente dell'Associazione Ong italiane, Sergio Marelli. La sola eventualità ha subito incontrato un fermo disappunto dal centrodestra. «È una proposta surreale, offensiva e provocatoria. Una chiesa cattolica non può trasformarsi in un luogo di culto islamico», aveva tuonato già nelle scorse ore il sottosegretario di Stato al ministero dell'Interno, Nicola Molteni, originario proprio di Cantù. E il segretario cittadino della Lega, Maurizio Facchini, ribadisce il concetto: «Ogni anno è la stessa storia, ma la nostra posizione non cambia. Nel capannone tuttora abusivo non si prega. Ora la sinistra cavalca la vicenda forse per ottenere qualche voto».
Secondo l'esponente locale del Carroccio, infatti, i progressisti starebbero strumentalizzando il caso in vista delle amministrative di giugno, quando a Cantù si andrà alle urne per il rinnovo del consiglio comunale. I musulmani, intanto, attaccano la giunta di centrodestra e minacciano di scomodare ancora una volta i tribunali: «L'amministrazione comunale è contro di noi, ci nega un luogo per pregare. Adesso stiamo valutando se fare ricorso al Tar» ci spiega un esponente della comunità islamica. Il paradosso è che l'assurda idea del Ramadan in chiesa sembra piacere più ai compagni che ai musulmani stessi, per i quali sarebbe «meglio farlo in un altro posto».
Il che la dice lunga sulle derive dell'islamicamente corretto che ormai sembrano permeare alcuni ambienti culturali e politici progressisti.
Irremovibile in ogni caso la Lega: «La logica dei tribunali farà il suo corso ma non farà breccia nel nostro contrasto verso chi al rispetto delle donne antepone la cultura patriarcale dell'Islam e contro chi vuole affiancare la legge della sharia a quella del nostro Stato».
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