«Ratzinger voleva dimettersi dopo Cuba ma scoppiò il caso Vatileaks e rimandò»

Nel libro «Benedetto XVI» l'eredità del papa tedesco

«Ratzinger voleva dimettersi dopo Cuba ma scoppiò il caso Vatileaks e rimandò»
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Le dimissioni, il valore dell'Europa, il rapporto con la Germania: un viaggio nell'eredità di Papa Ratzinger, per mano di uno dei massimi esperti della sua vita e del suo pensiero. A vent'anni dall'elezione del Pontefice tedesco, arriva in libreria Benedetto XVI (Edizioni San Paolo 2025, pp. 254, euro 20,00) di Elio Guerriero.

Qual è il filo conduttore del volume?

«Benedetto ereditò dalla famiglia il legame profondo tra ragione e fede, tra vita quotidiana e spirituale e vi restò fedele per tutta la vita. Lo propose come modello anche negli anni alla Congregazione per la Dottrina della Fede e da Pontefice. Aggiungo che a questo modello si ispirò anche negli anni trascorsi a Mater Ecclesiae».

Che eredità lascia Ratzinger?

«Il messaggio lasciato al mondo di oggi è contenuto nel famoso discorso al Collegio dei Bernardini a Parigi. Sostanzialmente propose un umanesimo cristiano per il Duemila. Il logos, la parola di per sé è un dono divino, il dono che l'uomo riceve direttamente da Dio. Una cultura meramente positivista porterebbe a una capitolazione della ragione, al tracollo dell'umanesimo. Ancora oggi la ricerca di Dio è il fondamento sul quale si edifica ogni cultura».

Quale sarebbe il messaggio del Papa nell'Europa di oggi?

«Dopo la caduta del muro di Berlino, di comune accordo Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger chiedevano all'Europa una svolta per restare fedele alla sua tradizione, alla sua cultura che nasce dalle radici cristiane. Senza la ricerca di Dio viene meno la ricerca della ragionevolezza del mondo, cade nell'oblio la memoria del Creatore, la convinzione che all'origine vi è una ragionevolezza e un'armonia di fondo».

Con il gesto delle dimissioni, ha aperto uno spiraglio anche per il futuro...

«Ne era consapevole. A me disse più volte: Oggi i medici ti danno una pillola e ti prolungano la vita, ma sei ancora tu?».

Francesco potrebbe arrivare a una simile scelta?

«Ovviamente non so quale sarà la decisione che prenderà Francesco. Ritengo tuttavia che la Chiesa, i cardinali in Conclave debbano affrontare la questione. Il diritto canonico dice che la decisione può essere presa solo dal Papa in totale libertà. Il Papa è il vescovo di Roma e i vescovi devono lasciare il loro ministero al compimento dei 75 anni. Perché questa norma non può valere anche per il Papa? Ritornando a Benedetto, andai a trovarlo qualche mese dopo le dimissioni. Gli chiesi: Tanti pensano che lei sia depresso e triste. Mi rispose: Io ho qui i miei libri, i fedeli compagni di vita. Dalla mia finestra vedo il cupolone e mi sento in comunione con tutta la Chiesa. Il mio paradiso è già iniziato».

Nel libro racconta che Benedetto aveva intenzione di dimettersi prima di Natale...

«Secondo il cardinal Bertone, il Papa gli parlò per la prima volta della volontà di dimettersi il 30 aprile 2012. Il mese precedente era ritornato dal viaggio in Messico e Cuba contento per l'accoglienza ricevuta, ma prostrato nel fisico. Il medicoinoltre gli comunicò che simili viaggi transoceanici non poteva più farli. Di qui l'idea delle dimissioni. In quel tempo, tuttavia, era scoppiato lo scandalo Vatileaks, per cui il Papa soprassedé alla sua decisione perché, come dichiarò nel libro Ultime Conversazioni con Peter Seewald, non si può abbandonare la barca durante la tempesta. Risolto lo scandalo Vatileaks, alla fine dell'estate comunicò al suo segretario personale: Ho riflettuto, ho pregato. Mi devo dimettere. In un primo tempo pensava di dimettersi alcuni giorni prima di Natale nel tradizionale discorso alla curia romana. I suoi collaboratori più stretti, tuttavia, gli fecero notare che un annuncio simile prima di Natale avrebbe gettato nello sconcerto i fedeli. Il Papa ritenne giusta questa osservazione e spostò la data dell'annuncio all'11 febbraio, festa dei malati.

In questo modo rendeva anche chiaro il motivo per il quale si dimetteva. Si considerava malato tra i malati. Le dimissioni poi sarebbero diventate effettive il 28 febbraio 2013. Da allora, come amava ripetere, aveva inizio l'ultimo tratto del suo pellegrinaggio».

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