Da Ravasi ad Aveline, ora la parola "dimissioni" non è più un tabù

Il presidente del Pontificio consiglio della cultura e il cardinale di Marsiglia: "Potrebbe accadere"

Da Ravasi ad Aveline, ora la parola "dimissioni" non è più un tabù
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Il primo ad affrontare il tema «dimissioni» è stato, ieri, il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. Perché l'attenzione, adesso che le condizioni di salute di Papa Francesco sembrano lievemente migliorate, si sposta verso il futuro. E in molti si chiedono se, con gli acciacchi e l'età, il Pontefice possa pensare all'eventualità di abdicare, come fatto da Ratzinger nel 2013.

«Io penso che possa farlo - ha detto il porporato a Rtl - perché è una persona che, da questo punto di vista, è abbastanza decisa nelle sue scelte. Finora ha ritenuto di continuare la sua attività, anche quando, per esempio, c'è stata la difficoltà del ginocchio, che ha cambiato il normale stile di relazione della figura pubblica con l'intera comunità ecclesiastica mondiale. In quell'occasione - ha ricordato Ravasi - ebbe quella famosa battuta secondo cui si governa con il cervello e non con il ginocchio. Quindi, c'è sempre stata la tendenza a combattere e a reagire, ed è anche una scelta legittima, perché ha potuto affrontare perfino viaggi in condizioni assolutamente difficili e impegnativi, come quello nell'Estremo Oriente. Tuttavia, è fuor di dubbio che, se si trovasse in una situazione in cui fosse compromessa la sua possibilità di avere contatti diretti - come lui ama fare - di poter comunicare in modo immediato, incisivo e decisivo, allora credo che potrebbe decidere di dimettersi».

Sull'argomento è intervenuto anche il cardinale di Marsiglia, Jean-Marc Aveline: «Tutto è possibile. Ma io non lo so». «Viviamo tutto ciò con una certa preoccupazione naturalmente, ma senza cercare di anticipare quello che succederà», ha detto il porporato. Gli fa eco l'arcivescovo metropolita di Barcellona, il cardinale Juan José Omella: «Non sono un profeta, non sono un indovino. Nella Chiesa la rinuncia è prevista dal diritto canonico. Tutto è possibile. Quello che è importante - ha aggiunto - è vivere e non perdere troppo tempo a fare ipotesi. Accogliamo quello che viene senza aver paura». Sul tema è intervenuto anche l'ex presidente dei canonisti italiani, Pierluigi Consorti: «Ho sempre pensato che Bergoglio prima o poi si sarebbe dimesso. Il Papa, pure ricoverato al Gemelli, continua a portare avanti il lavoro e a incontrare i collaboratori. Ma qualora non fosse più in grado di portare avanti il governo della Chiesa io credo che lascerebbe. Non è uno attaccato al comando, e la funzione si è anche desacralizzata».

Il tema delle dimissioni non è nuovo e già il Papa stesso ne aveva parlato apertamente, affermando di aver consegnato la lettera nelle mani del segretario di Stato dell'epoca, ovvero il cardinale Tarcisio Bertone. Una lettera firmata da Francesco nel 2013, pronta ad essere sfoggiata in caso di grave impedimento fisico.

«Bisogna considerare che il calendario di un Pontefice, dal punto di vista quotidiano, è estremamente intenso: si vedono i viaggi, ma la giornata è scandita ininterrottamente da impegni molto severi e anche molto delicati», ha concluso il cardinale Ravasi. Lo scenario delle dimissioni non è più un tabù.

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